Salve! Andiamo incontro al freddo ed al buio dell’inverno, e quindi è il caso di ricordare l’antico proverbio giapponese che dice:
“Una parola gentile può riscaldare tre mesi invernali” (tranquillizzando anche la respirazione sia di chi la pronuncia che di chi la ascolta 🙂

Anche quest’anno mi sono recata a Baden-Baden, dove tutti gli anni si svolge quello che è considerato come il più importante evento in Europa nel campo della medicina alternativa, la “Medizinische Woche”. Si tratta di una preziosa occasione di incontro tra medici provenienti da ogni parte del mondo, e quest’anno ho avuto alcuni colloqui molto interessanti con colleghi russi. Sto approfondendo in particolare uno degli argomenti, di cui mi ha parlato un medico russo e ve ne parlerò in un prossimo numero.
Tra le varie conferenze, ve ne è stata una dedicata alla dottoressa tedesca Waltraut Fryda, morta recentemente, che nel 2007, all’età di 80 anni,(ancora in piena attività medica) aveva esposto a Baden Baden le sue scoperte sui tumori ed i successi che aveva ottenuto in questo campo con le sue terapie, sulle quali aveva scritto alcuni libri . Purtoppo la dr.ssa Fryda, non avendo ottenuto nessun sostegno finanziario, non aveva potuto portare a termine delle sperimentazioni con criteri scientifici, e quindi le sue terapie rischiano (come è avvenuto a tanti approcci promettenti) di finire nel dimenticatoio, mentre a mio avviso meriterebbero di essere approfondite. Avevo già scritto, sulla dr.ssa Fryda, nel Notiziario di un anno fa, riportando le sue tesi sul ruolo dell’acido lattico nei tumori.
Secondo la Dr. Fryda, nell’accumulo di acido lattico ed in vari altri fattori che portano al sorgere di tumori, svolge un ruolo importante, come evidenziato nel suo libro (“Adrenalinmangel als Ursache der Krebsentstehung” Mancanza di adrenalina come causa del sorgere del cancro) soprattutto l’esaurimento delle ghiandole surrenali, che producono importanti sostanze tra cui appunto l’adrenalina ed i glucocorticoidi (tra cui il cortisolo).
Ed a questo proposito appare evidente il ruolo svolto dal modo di respirare: è noto infatti che l’adrenalina viene prodotta quando ci si trova in una situazione di pericolo ed eccitazione, in cui l’organismo , prevedendo che dovrà compiere un intenso sforzo fisico per “combattere o fuggire”, mette in atto le reazioni adatte, tra cui appunto l’intensificazione del respiro.
Il ripetersi di episodi di stress e di arrabbiature può portare (e su questo mi soffermo a lungo nel mio libro “Attacco all’Asma… e non solo”) a modificare il ritmo inconscio respiratorio, e si crea un circolo vizioso: l’organismo, percependo il respiro intensificato/accelerato, ritiene inconsciamente di trovarsi in una situazione di pericolo, in cui dovrà “combattere o fuggire”, e le surrenali, permanentemente in stato di magari lieve sovraeccitazione, producono e scaricano in continuazione adrenalina, finché si esauriscono per il troppo lavoro e non sono più in grado di produrre adrenalina in quantità sufficiente.
Per fortuna è possibile spezzare il circolo vizioso tra respiro intenso e stress: se si interviene consciamente sul fattore respiro, tranquillizzandolo e riducendolo (e smettendo quindi di respirare come se si dovesse combattere con un leone anche quando si sta seduti in poltrona), allora anche l’eccitazione delle surrenali e la produzione di adrenalina rientrano nella normalità.
Ovviamente le ipotesi della dr.ssa Fryda, pur interessanti, non possono essere considerate provate per il trattamento dei tumori e, in particolare nel nostro moderno ambiente inquinato, occorre prendere in considerazione anche altri fattori oltre alla carenza di adrenalina. Tuttavia, mettere a posto il modo di respirare (e con questo sia la produzione di adrenalina che di molte altre sostanze) non può che fare bene: si tratta di una delle prime misure da prendere –non mi stanco mai di ripeterlo- per la salute generale dell’organismo.

Una breve notizia in relazione al freddo, all’influenza ed ai vaccini: l’azienda farmaceutica statunitense Baxter ha emanato degli avvisi in merito al suo vaccino antiinfluenzale, il Preflucel, sospettato di provocare effetti collaterali (dolori muscolari ed altro) piuttosto seri. Già a fine ottobre la rivista dei farmacisti tedeschi (DAZ online) aveva riferito di un numero particolarmente alto di segnalazioni di conseguenze negative addebitabili al vaccino, tra cui 19 casi classificati come gravi. Ed in numerosi paesi si ta procedendo al suo ritiro. Di recente il Preflucel era stato promosso a pieni voti anche da una ricerca scientifica pubblicata sul prestigioso The Lancet che ne aveva confermato la validità e la sicurezza, ed il Preflucel, a differenza di altri altri vaccini, veniva ritenuto adatto in particolare per gli allergici.
Mi è sembrato utile riportare questa notizia, poiché quei numerosi asmatici che sono anche allergici potrebbero essere indotti a preferire questo vaccino.
Anche se, in certi casi, può essere consigliabile vaccinarsi contro l’influenza, ricordo che una delle prime misure, per rinforzare il sistema immunitario ed evitare l’influenza, consiste nel mettere a posto il modo di respirare; vi sono inoltre anche numerose medicine “alternative” ed in particolare ho ottenuto ottimi risultati con alcune medicine omotossicologiche che, in studi randomizzati in doppio cieco hanno dimostrato, per influenza ed infezioni delle prime vie respiratorie nei bambini, dei risultati superiori rispetto a quelli ottenuto con i consueti farmaci.

Concludendo su una nota positiva (che può consolare in caso di trasgressioni alimentari durante i prossimi periodi di feste): da una ricerca condotta presso il l’Istituto Karolinska di Stoccolma (pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, (Susanna C. Larsson, PhD S. Journal of the American College of Cardiology, vol 58: pp 1828-1831) risulta che il cioccolato fondente sarebbe in grado di proteggere le donne dal rischio di ictus; dallo studio, effettuato su 33mila signore tra i 49 e gli 83 anni monitorate dal 1997 per 10 anni, è emerso che nel gruppo che ne consumava circa 45 grammi a settimana si sono registrati all’ anno 2,5 casi di ictus ogni 1000 donne, mentre tra le signore che non superavano i 9 grammi a settimana il tasso di ictus annuo rilevato e’ stato di 7,8 casi ogni 1000. A fare la differenza, spiegano i ricercatori, sarebbero i flavonoidi, antiossidanti ‘spazzini’ dei radicali liberi. Il cioccolato deve essere comunque consumato con moderazione in quanto ha un alto contenuto di calorie, grassi e zuccheri – spiega la direttrice dello studio – e, dato che rispetto al cioccolato al latte quello scuro contiene piu’ cacao e meno zucchero, e’ consigliabile il consumo di quest’ultimo. E, poiché ho parlato di altri buoni effetti del cioccolato (per la prevenzione degli ictus) anche nello scorso numero del Notiziario, e per fugare eventuali sospetti che ptorebbero sorgere nell’attuale ambiente altamente commercializzato, preciso che mi chiamo Ferraro e non Ferrero, e purtroppo non ho quindi niente a che fare con i Ferrero Rocher, Kinder e Nutella 🙂

 

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