NOTIZIE SALUTARI scritte dalla Dr.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia- Anno 2014

Dicembre 2014

Sindromi influenzali
In questa stagione in cui si moltiplica la ricorrenza di sindromi influenzali è più importante che mai mangiare in modo sano.Segnalo qui alcuni rimedi, o meglio alcuni cibi, che rinforzano le difese immunitarie e che dovrebbero trovarsi spesso sulla nostra tavola:
–broccoli e cavolfiori, per il loro contenuto in zinco, zolfo e selenio, ed altri elementi che sostengono il nostro benessere generale e potenziano il sistema immunitario.
-Tè verde; contiene epigallocatechingallato ed L-teanina, anch’essi preziosi per il sistema immunitario e per la salute in generale
-Yogurt e kefir per il loro contenuto in probiotici. Chi è intollerante al lattosio potrebbe, in questo periodo, assumere integratori contenenti probiotici.
-Alcuni funghi che da secoli svolgono un ruolo nella medicina cinese, come i funghi shiitake e maitake, che hanno un elevato contenuto in beta-glucani, preziosi per il sistema immunitario e la digestione
-Semi di zucca, per il loro contenuto in zinco, minerale particolarmente importante per prevenire influenza e raffreddori.
Un’alimentazione ricca di questi cibi potrebbe anche consentire (entro certi limiti!) di far fronte senza effetti negativi agli eccessi alimentari dei banchetti festivi delle prossime settimane!

-Autismo e broccoli
L’autismo è purtroppo una malattia la cui frequenza è aumentata negli ultimi decenni ad un ritmo vertiginoso, persino molto superiore a quello dell’asma (il che è tutto dire!) Sono state prese in considerazione varie possibili cause di questo aumento, tra cui quelle connesse all’assimilazione di sostanze tossiche (nel mio libro su “La Terapia Chelante” mi soffermo a lungo sul nesso autismo-mercurio). Sono poi da considerare vari altri possibili fattori, connessi al cibo, in cui i moderni metodi agricoli hanno provocato un depauperamento di elementi nutritivi essenziali, e delle modifiche alle quali il nostro organismo non è abituato (così ad es. i cereali coltivati al giorno d’oggi contengono molto più glutine di quelli dei tempi dei nostri nonni, e l’intolleranza al glutine è presente in molti bambini autistici). Un elemento nutritivo contenuto appunto in abbondanza nei sopracitati broccoli, e cioè il sulforafano, a quanto emerso in un recentissimo trial in doppio cieco condotto da ricercatori della prestigiosa Università John Hopkins presso il Massachussets General Hospital for Children, sembrerebbe portare a miglioramenti considerevoli nella sintomatologia di bambini autistici. (ved. http://www.medicalnewstoday.com/articles/283869.php ) Lo studio ha ricevuto una notevole risonanza sulla stampa inglese, (ved. ad es.questo articolo (http://www.nhs.uk/news/2014/10October/Pages/Broccoli-could-hold-the-key-for-treating-autism.aspx) “I broccoli potrebbero offire la chiave per trattare l’autismo”. Ovviamente  nei vari articoli viene messo in rilievo che lo studio è stato condotto su gruppi limitati di soggetti e che “occorrono ulteriori studi”. Inoltre si mette in rilievo che, dato che i broccoli non sono proprio il cibo che i bambini mangiano più volentieri, sarebbe difficile farne loro mangiare una quantità tale da ottenere gli effetti positivi in questione. L’articolo mette quindi in rilievo che una ditta farmaceutica sta già preparando , a seguito dello studio, un integratore contenente dosi elevate di sulforafano.

–Zinco e raffreddore
Il comune raffreddore è anche causato, come indicato  appunto dal denominativo (ed il linguaggio è frutto di una saggezza popolare sviluppatasi nei secoli) innanzitutto dal freddo (sbalzi improvvisi di temperatura, raffreddamento in particolare dei piedi ecc.) ma vi sono coinvolti oltre 300 virus di tipo diverso. E’ quindi impossibile sviluppare una singola vaccinazione efficace contro tutti i virus responsabili. Un vecchio detto popolare dice che “un raffreddore non trattato dura sette giorni, ed uno trattato dura una settimana!” Occorre tuttavia fare attenzione, in particolare nelle persone più vulnerabili, a che dal raffreddore non si sviluppino poi malattie più preoccupanti delle vie respiratorie . Vi sono numerosi rimedi di medicina naturale in grado di accelerare ed attenuare il decorso del raffreddore. Tra questi mi sembra interessante un recente articolo pubblicato sul periodico ufficiale dell’associazione medica americana ( Das RR, Singh M. Oral zinc for the common cold. JAMA. 2014; 311:1440-1)in cui si mette in rilievo il ruolo favorevole dello zinco contro il raffreddore. In realtà questo effetto era emerso già quasi 30 anni fa,   (ved. J Antimicrob Chemother 1987:20: 893) quando in uno studio randomizzato in doppio cieco,  si era constatato che facendo sciogliere in bocca pasticche a baso di zinco gluconato ogni due ore, si era ottenuta una notevole riduzione delle durata dei sintomi del raffreddore. Nel gruppo che assumeva lo zinco i sintomi del raffreddore erano durati in media 4,4 giorni, mentre nel gruppo placebo  erano durati 7,6 giorni. Lo stesso risultato era stato ottenuto anche in vari studi successivi, in cui si dimostrava che lo zinco, sciolto lentamente in bocca, a quanto pare aiutava ad inattivare i virus del raffreddore che si moltiplicano nella gola.
Concludo tuttavia con la consueta raccomandazione, e cioè di consultare preventivamente il proprio medico: infatti lo zinco contenuto negli alimenti ( ad es. nei semi di zucca) non ha controindicazioni mentre quello assunto, in forma isolata ed in quantità elevate, che non si trovano in natura nei cibi, è in realtà anch’esso un farmaco, anche se “naturale” ed in alcuni può avere controindicazioni (l’eccesso di zinco contrasta ad es. l’assorbimento del rame, il che in alcuni casi può essere un bene ma in altri casi un male).

–Aria di montagna
Durante l’inverno molti colgono ogni possibile occasione per recarsi in montagna, sia per sciare che per godersi lo spettacolo delle  cime  innevate, sia semplicamente per respirare la buona aria di montagna. E’ noto e risaputo (anche se vi sono divergenze d’opinione quanto alle cause ) che le popolazioni che vivono in alta montagna sono in genere più sane e longeve. E’ comunque ben noto ed assodato che, per delle leggi fisiche (differenze di pressione) la bassa pressione atmosferica che vi è in alta montagna fa sì che con ogni respiro affluisca meno aria (e quindi meno ossigeno) nei polmoni. Ciò confema ancora di più (anche se in realtà non ve ne sarebbe bisogno) quanto avesse ragione Buteyko nell’insistere sul fatto che per una buon ossigenazione dell’organismo il fattore importante non è la quantità di ossigeno che entra nei polmoni ma quella che dai polmoni arriva alle cellule. Comunque, se ai benefici effetti dell’aria di montagna (indubbiamente   meno inquinata e  con meno  fattori allergizzanti rispetto a quella delle città), si aggiungono I benefici di una “buona respirazione” con gli esercizi Buteyko, il cui scopo è appunto quello di abituarsi a respirare in modo da far giungere più ossigeno alle cellule, I benefici del soggiono in montagna non possono che essere moltiplicati.
A proposito di periodi di relax in ambienti con aria fresca e sana segnalo un weekend di relax (“Il Festival dell’Armonia”) con una serie di attività (tra cui anche un corso Buteyko) che si terrà in febbraio presso il nuovo centro Kneipp “Il Rifugio delle Sibille (ved. a questo link: http://ilrifugiodellesibille.com/eventi/ )

-Eccessi di sostanze tossiche e carenze di sostanze essenziali
Nel mio recente libro “La Terapia Chelante” mi sono concentrata sui problemi che derivano per la nostra salute dalle sostanze tossiche (vari metalli e molte altre) purtroppo presenti nel nostro ambiente (aria, acqua, cibo) in quantità mai viste in precedenza nella storia umana. Nel   libro sull’alimentazione, che sto ora scrivendo, mi concentro invece tra l’altro sul problema della carenza nei nostri cibi di sostanze essenziali (vitamine, minerali, enzimi),  carenza causata dall’impoverimento dei nostri suoli, dalle attuali tecniche di coltivazione agricola e di allevamento.
Nel mio libro “La Terapia Chelante”  ho scritto  che per agire efficacemente contro le intossicazioni servono delle tecniche diagnostiche adeguate..Su questa importante  tematica degli strumenti diagnostici (tra  i quali vi è ora un nuovo strumento molto interessante, attualmente già disponibile, sia per diagnosticare gli eccessi di tossine che le carenze di sostanze vitali) ho scritto un nuovo piccolo e-book, dal titolo “Breve introduzione alla terapia chelante. Come riconoscere le intossicazioni da metalli tossici e la carenza di elementi nutritivi essenziali nella nostra vita quotidiana”, pubblicato dalla nota rivista “Scienza e Conoscenza,” che offre questo mio e-book (insieme all’ultimo numero della rivista) in omaggio a coloro che entro il 31.12 2014 si abboneranno o regaleanno un abbonamento annuale alla rivista!

 Concludo con i migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo  a tutti !!!

 

 

NOTIZIE SALUTARI”               (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia)  Novembre 2014
–Buteyko in India: I benefici che è possibile ottenere imparando a “respirare bene” con il metodo Buteyko (peraltro provati per l’asma da sperimentazioni cliniche in doppio cieco) sono ormai così evidenti che, nonostante l’assenza di ditte interessate a promuovere e vendere qualunque tipo di prodotti (dai farmaci ai fitoterapici ad apparecchiature varie) la conoscenza di questi benefici si sta ormai finalmente diffondendo in molti paesi. Così ad es. sul numero del 13 novembre di “The Hindu “ (un importante quotidiano indiano in lingua inglese) si trova un articolo che, dato il diffondersi dell’asma anche in India, ha sollevato notevole risonanza. Nell’articolo, dal titolo “Nasal breathing a panacea” (La respirazione dal naso, una panacea)” il medico indiano Dr. Partha Pratim Bose riferisce sui risultati ottenuti nel suo programma di riabilitazione in cui ha impiegato, come scrive, la BBT –(Buteyko breathing tecnique-tecnica respiratoria Buteyko) tecnica basata, spiega il dottore, “sul principio fisiologico che la maggioranza dei problemi respiratori è causata da un ritmo respiratorio elevato, chiamato iperventilazione. L’iperventilazione mantiene troppo basso il livello di anidride carbonica nel sangue, portando a disfunzioni nell’equilibrio acidi-basi nel sangue e quindi facendo diminuire il livello di ossigeno nei tessuti…. Il metodo Buteyko riassesta il modello respiratorio per mezzo della costante ripetizione di esercizi diretti a correggere l’iperventilazione ”.

Il Dr. Partha passa poi a descrivere l’esercizio Buteyko prescritto a una sua paziente asmatica che con questi esercizi è riuscita in 6 mesi a dimezzare il suo uso di farmaci contro l’asma. Peccato che l’esercizio descritto dal dottore nell’articolo in realtà lasci un po’ a desiderare in base ai criteri “Buteykiani”. Probabilmente il dottore l’avrà letto su qualche libro o articolo inglese su Buteyko, poiché in India, che io sappia, non vi sono degli istruttori Buteyko esperti e qualificati. Se il dottore, al quale probabilmente da qualche pubblicazione in inglese è subito apparsa evidente la fondatezza fisiologica e scientifica del metodo Buteyko, avesse anche cercato di impararne anche la parte pratica, recandosi magari in Australia da istruttori esperti, allora avrebbe potuto insegnare alla paziente degli esercizi che avrebbero probabilmente consentito di ottenere dei risultati ancora migliori, in tempi ancora più brevi!

–La qualità dell’acqua -L’importanza del bere, come noto, viene subito dopo quella del respirare e ben prima di quella del mangiare; (si può sopravvivere solo per pochi giorni senza bere). Quasi più nessuno al giorno d’oggi ha la fortuna di poter bere della fresca e pura acqua sorgiva. Il problema principale è ormai soprattutto quello di riuscire a trovare un’acqua priva della sostanze dannose che oggi si trovano quasi dappertutto nell’acqua di rubinetto: dall’arsenico e piombo proveninente da vecchie tubature   ai residui di pesticidi e medicinali vari, e quasi ogni giorno leggiamo in merito a nuovi allarmi (tallio nella Versilia, amianto dopo il terremoto nell’Emilia Romagna, arsenico nel Lazio ecc.ecc.)
Nel mio e-book “La Nuova Guida alla Salute” pubblicato da “Scienza e Conoscenza”, (http://www.scienzaeconoscenza.it/articoli_autore/fiamma-ferraro.php )nel capitolo dedicato all’acqua mi sono pertanto soffermata soprattutto sulla necessità di bere un’acqua purificata al massimo dalle varie sostanze contaminanti, dedicando una rilevanza minore (limitandomi a segnalare due approcci scientifici interessanti) alla tematica della “ vitalizzazione ed energizzazione “ dell’acqua.
Serve infatti a poco bere un’acqua “energizzata” se in quest’acqua vi è dell’arsenico; prima bisogna preoccuparsi della purificazione e solo dopo della sua vitalizzazione.
A questo proposito tuttavia, continuando le mie ricerche sull’argomento, sono rimasta ancora una volta esterrefatta nel vedere il genio di K.Buteyko che, pur dedicando tutta la sua attenzione al respiro, aveva incidentalmente consigliato, senza soffermarsi sull’argomento, di far congelare l’acqua prima di berla (ed avendo vissuto e lavorato per una buona parte della sua vita in Siberia Buteyko aveva indubbiamente una buona esperienza in fatto di ghiaccio! )
Ebbene, questo sommario consiglio di Buteyko riceve ora, dopo mezzo secolo, un’ autorevole conferma da uno scienziato considerato tra i più esperti al mondo nel campo della ricerca sull’acqua ed i suoi effetti sulla salute: il Dr. Gerald Pollack, professore di bioingegneria all’Università di Washington, che ha dedicato una vita a questa ricerca, osserva che l’acqua ottenuta dal ghiaccio fuso ha acquisito una struttura diversa, ed ottimale per la salute. Altre osservazioni molto interessanti sull’acqua si trovano sul sito del prof. Pollack (http://faculty.washington.edu/ghp/research-themes/water-science/ )e nel suo libro (purtroppo non ancora tradotto in italiano) dal titolo The Fourth Phase of Water: Beyond SolidLiquid, and Vapor (La quarta fase dell’acqua, dopo quella solida, liquida e gassosa) . Vari altri ricercatori, nell’osservare che le popolazioni che vivono sulle vette montagnose hanno una durata media di vita più lunga, ne avevano attribuito la causa al fatto che l’acqua bevuta da queste popolazioni, spesso proveninente da ghiacciai disciolti, contiene determinate sostanze (shilajit ed altre) presenti nelle   rocce sottostanti i ghiacciai e penetrate in quest’acqua. Secondo Buteyko e Pollack invece l’effetto benefico deriverebbe  semplicemente dal cambiamento di struttura dell’acqua congelata, struttura che in qualche modo  permarrebbe anche dopo lo scongelamento. Ritorno tuttavia sulla raccomandazione fondamentale di accertarsi per prima cosa del fattore purezza dell’acqua; non credo sia tanto utile far congelare, per ottimizzarne la struttura, dell’acqua contenente arsenico, piombo e simili, e poi berla!

–Selenio, mercurio ed Ebola.   Dopo aver parlato dell’acqua, un breve acceno anche al cibo che, rispetto all’acqua, date le attuali condizioni di coltivazione/conservazione e trasporto dei viveri, presenta il doppio problema non solo della presenza di tossine varie ma anche della carenza di sostanze vitali, indispensabili per la salute. Una delle sostanze tossiche più pericolose e diffuse, il mercurio, provoca appunto non solo di per sé una pericolosa intossicazione ma oltretutto anche la carenza di una sostanza che, pur in quantità minime , è assolutamente indispensabile per l’organismo, e cioè il selenio (e quindi si verificano anche i danni causati da questa carenza). Il selenio ha infatti la proprietà di “ legarsi”al mercurio e di portarlo in parte fuori dall’organismo. Quando pertanto il corpo è strapieno di mercurio allora tutto il selenio presente viene utilizzato per una pur parziale disintossicazione dal mercurio, e non ne rimane abbastanza nell’organismo. (Ved. sull’argomento dell’intossicazione da mercurio il mio libro “La Terapia Chelante” : www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php ).
Nello scorso Notiziario ho accennato alla tematica di Ebola, ed all’importanza di una buona respirazione anche per mantenere il sistema immunitario in piena forma.
Alla ricerca di ulteriori rimedi (ai quali si spera vivamente di non dover mai ricorrere!) mi è capitato tra le mani un libro che avevo studiato in Germania per la mia specializzazione in medicina ortomolecolare, in cui veniva citata una vecchia pubblicazione (alla quale   hanno peraltro fatto seguito numerose altre: ved. http://orthomolecular.org/library/jom/1995/articles/1995-v10n0304-p131.shtml ) in cui viene messo in evidenza un possibile nesso tra Ebola e la forte carenza di selenio nell’alimentazione, presente per vari motivi in molte parti dell’Africa ( e a questa carenza  aggiungerei l’osservazione che in numerosi territori africani vi è anche una forte presenza di mercurio, causata anche dai rifiuti tossici che i paesi industrializzati spesso scaricano nel terzo mondo). In queste pubblicazioni si iipotizza che la carenza di selenio avrebbe contribuito a rendere più grave, con emorragie incontenibili, l’infezione dal virus Ebola, nonché a far evolvere in ceppi più pericolosi l’originario ceppo di questo virus  . Occorre ovviamente aggiungere che, per  contrastare l’Ebola il selenio andrebbe preso in dosaggi elevati, e quindi solo con la consulenza di un medico esperto in questa tematica (anche gli elementi naturali come il selenio, se vengono assunti nei dosaggi in genere prescritti nella medicina ortomolecolare (superiori a quelli reperibili negli alimenti) esercitano effetti simili ai farmaci e quindi è da evitare il “fai da te”!

-Corso di terapia chelante . In numerosi numeri del mio Notiziario mi sono soffermata sul nesso tra iperventilazione e presenza nel nostro organismo di una elevata quantità di metalli tossici ed altri veleni. Preannuncio fin d’ora che il 16-17 maggio 2015 terrò a Milano un Corso di terapia Chelante  ( indirizzato  a medici, operatori sanitari e naturopati.)
Tornerò sull’argomento nei prossimi mesi.

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NOTIZIE SALUTARI”               (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia)   ottobre 2014.

–Difendersi dai virus; nel parlare di virus non voglio qui riferirmi all’argomento all’ordine del giorno, e cioè Ebola, che attualmente sta sollevando grande allarme (anche se  per fortuna, a quanto finora sembrerebbe e salvo future mutazioni del virus, non viene trasmesso per via aerea); data la tematica di questo Notiziario, mi riferisco invece agli altri virus con i quali ci troviamo come tutti gli anni alle prese nel periodo invernale.
Respirando “bene”, e cioè non iperventilando, si rinforza anche il sistema immunitario. Vi sono ovviamente anche molte altre misure che hanno un effetto benefico a questo scopo (dall’alimentazione all’assunzione di alcuni integratori ed altro) magari da intensificare in questo periodo,  ma una delle prime, se non la prima, essenziale misura riguarda appunto il modo di respirare.

-Respirazione dal naso e CO2; a questo proposito vorrei ancora una volta  ritornare su   un altro argomento che ho già messo in luce  ripetutamente    ma che,  data la stagione, è comunque bene ribadire, e cioè l’importanza di respirare sempre (anche di notte, quando si dorme), non dalla bocca ma dal naso. A parte gli altri effetti benefici per la salute, la respirazione dal naso ci difende anche da raffreddori e contagi vari, poiché l’aria, passando dal naso, viene non solo riscaldata ma anche filtrata e molti germi vengono trattenuti dalle mucose nasali.
Respirare dal naso non è sufficiente per respirare “bene” poiché è possibile iperventilare anche respirando dal naso, ma è impossibile non iperventilare (a parte gli altri effetti negativi) se si respira dalla bocca. Ovviamente, nei casi in cui vi sono problemi strutturali che impediscono la respirazione dal naso occorre affrontarli al più presto (in particolare per i bambini) e prendere le misure del caso ,ma spesso la respirazione dalla bocca è semplicemente causata da “cattive abitudini” e soprattutto,  in molti casi, è provocata   dal “circolo vizioso” causato  da una  frequente respirazione dalla bocca che, provocando una iperventilazione e conseguente perdita eccessiva di CO2, porta   l’organismo a mettere in atto nell’organo disegnato appunto dalla natura per respirare, e cioè il naso, delle misure  dirette ad impedire  questa perdita eccessiva. Si verifica pertanto un’ infiammazione, un rigonfiamento delle mucose ed un restringimento delle fosse nasali. In questi casi   i soggetti abituati a respirare (in eccesso)  dalla bocca, quando provano a respirare dal naso dicono di non poter far entrare abbastanza aria perché il naso è turato. In molti casi tuttavia (non sempre!), se si insiste per qualche minuto, pur con un minimo di disagio, a voler respirare dal naso, ci si accorge che il naso “miracolosamente” si apre: ciò avviene perché il fatto di aver respirato (di meno) dal naso, pur con un  pochino di sforzo ed anche per pochi minuti, ha consentito di far tornare i livelli di CO2 nell’organismo entro livelli  più “accettabili” e quindi la misura di difesa costituita dal far restringere  i seni nasali /paranasali  non è più così necessaria.

–Studi clinici provano l’effetto della CO2 sul “naso chiuso” e su  altri sintomi di rinite allergica :  l’ effetto di   “apertura del naso” di cui parlo sopra   non è  una teoria “fantasiosa” ma   un fatto che chi è in buone condizioni di salute e si trova occasionalmente con il naso turato può facilmente provare su se stesso, e che è anche stato provato in  sperimentazioni randomizzate in doppio cieco, come la seguente, (pubblicata su: J Allergy Clin Immunol. 2008 Jan;121(1):105-9. Epub 2007 Oct 29),   condotta da ricercatori del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Creighton,  (USA)  su 89 pazienti che soffrivano da almeno 2 anni di rinite allergica. A 60 di questi pazienti è stata  insufflata  nelle fosse nasali della CO2   mentre  al gruppo placebo di 29 pazienti veniva somministrata normale aria atmosferica.  Dopo una sola insufflazione e passati solo 10 minuti, i pazienti ai quali era stata somministrata CO2  riferivano di sentire il naso molto più libero e meno starnuti, e numerosi notavano anche che gli occhi lacrimavano e prudevano di meno. 30 minuti dopo l’insufflazione i miglioramenti si notavano nel 50% del gruppo CO2 mentre nel gruppo placebo i miglioramenti erano del 27,6%.
La conclusione dello studio è stata che : “Due trattamenti intranasali di 60 secondi hanno prodotto un rapido (10 minuti) e persistente miglioramento nei sintomi della  rinite allergica”.  

-Asma ed antibiotici : ancora a proposito della stagione di influenze e raffreddori, in cui si tende ad assumere antibiotici, (pur in effetti spesso  indispensabili), vorrei citare due studi interessanti   che mettono in luce il nesso, di cui avevo parlato anche in passato, tra la somminstrazione  di antibiotici  in bambini piccoli ed asma.  In uno di questi studi,  effettuato presos l’Università di Yale e pubblicato sull’ American Journal of Epidemiology  4 anni fa (ved. http://aje.oxfordjournals.org/content/early/2010/12/28/aje.kwq400.long)  si era riscontrato che quando venivano somministrati antibiotici a bambini nei primi 6 mesi  di età, il loro rischio di sviluppare asma ed allergia prima dei 6 anni aumentava del 50%. La causa primcipale di questo aumento, si osservava nello studio, consisteva nel fatto che gli antibiotici  debellano  non solo i batteri nocivi  ma anche i batteri benefici nell’intestino, necessari anche per un buon funzionamento del sistema immunitario. Questa conclusione viene invece contestata in un recente studio condotto presso l’Università di Manchester: in questo studio, pur non  negando  il nesso tra uso precoce di antibiotici ed asma si osserva che si tratta appunto di un “nesso” ma non di un rapporto causa/effetto. Non sarebbero gli antibiotici, si osserva in questo studio, i fattori che causano l’asma: i bambini che diventano asmatici e allergici avrebbero, si osserva  ,  fin dalla nascita un sistema immunitario  più debole, il che li rende più vulnerabili verso frequenti  infezioni varie (mal di gola ecc.) che rendono necessaria la somministrazione di antibiotici, e sarebbe questo il motivo per  il quale, quando si  paragona la frequenza dell’assunzione di antibiotici   nei bambini asmatici con quella in bambini non asmatici si  constata  che nei bambini asmatici questa frequenza è stata maggiore. In altri termini: non sarebbe l’assunzione di antibiotici a provocare l’asma ma un sistema immunitario debole a provocare sia le varie malattie che hanno reso necessaria l’assunzione di antibiotici sia, successivamente, l’asma .
Questa tesi, oltre a costituire una ennesima dimostrazione di come sia difficile, quando si esaminano i vari fattori anomali, accertare se si sia in presenza di una causa o di un effetto, di una reazione difensiva o di una mera concomitanza dovuta ad un terzo fattore da identificare, non mi sembra  del tutto convincente. Mi sembra in realtà forse più attendibile il “vecchio” studio prima citato , in cui in realtà si era riscontrato che “l’effetto dannoso degli antibiotici sull’asma si è rivelato come particolarmente accentuato  in bambini nella cui linea parentale non vi erano casi precedenti di asma, il che dovrebbe indurre i medici ad evitare un uso non necessario di antibiotici in bambini a basso rischio, senza particolare predisposizione all’asma”.
Se effettivamente fosse un sistema immunitario difettoso a causare sia l’asma che  altre malattie e conseguente maggiore necessità di antibiotici, allora   questo problema    dovrebbe avere un carattere in parte ereditario, e quindi  come mai nei bambini i cui  parenti in linea retta non erano asmatici ma avevano assunto antibiotici in tenera età, l’asma era emersa in misura uguale o ancor maggiore che nei bambini  discendenti da asmatici? L’assunzione di antibiotici sembrerebbe quindi avere, nell’insorgere dell’asma, una “responsabilità” maggiore che non un sistema immunitario difettoso,  il quale ha appunto in genere un carattere   ereditario.
Comunque, indipendentemente da quale dei 2 studi citati abbia ragione, non si può che concludere che fare attenzione fin dall’inizio a che i bambini “respirino bene”   contribuisce sia al miglior possibile sviluppo del sistema immunitario (e quindi a rendere meno necessario l’uso di antibiotici) sia (come provato dagli studi clinici in doppio cieco che hanno dimostrato l’efficacia del metodo Buteyko contro l’asma) ad evitare appunto l’asma.

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settembre 2014.
–Linee-guida per l’asma: aggiornamento  2014 della GINA (Global Initiative for Asthma/Iniziativa  globale per l’Asma).    La GINA (www.ginasthma.org), una delle più importanti organizzazioni mondiali, che lavora insieme ad istituzioni e professionisti sanitari in tutto il mondo con scambi di esperienze ed approfondimenti, per arrivare a metodi di trattamento sempre più efficaci per l’asma, nella revisione delle  linee guida formulata nel maggio scorso, oltre ad alcuni cambiamenti riguardanti la diagnosi  ed i trattamenti farmaceutici,  raccomanda    ora ai medici di considerare il ricorso anche  ad interventi di carattere non farmaceutico per i pazienti asmatici in cui siano presenti vari fattori di rischio (allergie, fumo, aggravamenti verificatisi nel corso dell’ anno ed altri). Tra questi vari interventi, viene  attribuita  agli “esercizi respiratori” basati sul rilassamento, una gradazione di “livello A”, e cioè il punteggio attribuito ai trattamenti più provati quanto ad efficacia).Questo sviluppo significa che finalmente gli studi randomizzati in doppio cieco che riguardano gli esercizi di respiro (e tra quelli più studiati  e provati anche in doppio cieco vi è appunto il metodo Buteyko) sembrano aver convinto la GINA, che ora  raccomanda questi esercizi quale trattamento supplementare in particolare nei casi difficili di asma. Anche se la GINA nel documento evita di raccomandare un metodo di respiro specifico e  parla genericamente di “esercizi respiratori” senza menzionare esplicitamente il “metodo Buteyko”, appare chiaro che nel formulare le sue  conclusioni  la GINA ha preso in considerazione in particolare gli studi effettuati sul metodo Buteyko, e ciò non solo perché il metodo Buteyko è specificamente menzionato nell’appendice al documento principale  della GINA ma soprattutto perché la GINA nel suo documento   principale si sofferma  specificamente sul problema di iperventilazione di cui soffrono gli asmatici. Sembra che ormai, finalmente, mezzo secolo dopo le constatazioni di Buteyko, gli ambienti medici ufficiali stanno finalmente sempre più prendendo  atto del ruolo  fondamentale svolto dal problema dell’iperventilazione (eccesso di respiro) nell’insorgere dell’asma! (e, come osservato da Buteyko, per molti altri problemi di salute) e lo scopo ed il risultato -provato, per quanto riguarda il metodo Buteyko, da numerosi studi clinici in doppio cieco e  con la misurazione di parametri oggettivi come la misurazione del volume d’aria respirato in un minuto-  è appunto quello di eliminare/diminuire l’iperventilazione!

-Studi presentati al Congresso della Società Respiratoria Europea, appena terminato a Monaco di Baviera. (6-10 settembre 2014).    Tra i vari studi interessanti presentati a questo Congresso segnalo ad es. quello  di  Christina Tischer,  del Centro di Ricerca Ambientale  Helmholtz, di Monaco, che dopo aver seguito oltre 2400 bambini nati per la maggior parte nel 1998, ha constatato che i 1300 bambini che avevano dormito da piccoli in contatto con pelli/pellicce di natura animale, erano diventati asmatici, all’età di 6 anni, in misura del 79% inferiore alla media.  Questo studio fa seguito ad altri che hanno dimostrato come  i microbi che si trovano sulla pelle degli animali possano costituire un buon “allenamento” per il sistema immunitario  in crescita dei bambini e possano aiutare ad evitare l’asma.  In passati numeri di questo Notiziario  avevo attirato l’attenzione sull’effetto favorevole che ha per i bambini l’essere in contatto con un animale domestico, e sulle teorie riguardanti “l’eccesso di pulizia” come una delle cause dell’aumento dei casi di asma.  Ovviamente vanno prese le necessarie precauzioni ed un livello ragionevole di pulizia va comunque osservato, ma i risultati di questa ricerca diventano ancora più preoccupanti e indicativi quanto alla pulizia se si considera quanto emerso in un altro studio presentato contemporaneamente a Monaco da Frederic de Blay, dell’Ospedale Universitario di Strasburgo, il quale ha riferito in merito ai risultati di uno studio pluriennale (de Blay F. #700819. Presented at: European Respiratory Society 2014 International Congress; Sept. 6-10; Munich ) riguardante le cause di asma di natura occupazionale. Nel suo comunicato stampa F. de Blay afferma che la sua ricerca “aiuta a capire i luoghi  in cui i lavoratori sono esposti a sostanze che possono essere dannose”. I risultati di questa ricerca sembrano  piuttosto preoccupanti poiché  è risultato che la farina ed i prodotti per la pulizia delle case sarebbero i fattori principali di asma occupazionale in Francia. Nei 330 casi analizzati da F.de Blay e colleghi, l’agente principale dell’asma occupazionale è risultato essere la farina (20% dei casi), seguita da composti di ammonio quaternario (15% dei casi), che si trovano in prodotti per la pulizia della casa. L’incidenza dei casi di asma occupazionale è risultata più elevata, rispetto ad altri settori industriali,  proprio tra i lavoratori delle industrie del settore alimenti e bevande! C’è quindi da stare poco allegri quanto alla qualità degli alimenti  e prodotti per la pulizia che compriamo. Nel mio libro “La Terapia Chelante”,   e  nella presentazione del libro che ho appena effettuato alla SANA di Bologna, (ved. www.macrolibrarsi.it/eventi/sana-2014-piu-leggeri-senza-i-metalli-pesanti-grazie-alla-terapia-chelante-di-fiamma-ferraro.php  )   mi sono soffermata a lungo sull’importanza di controllare attentamente la qualità degli alimenti/bevande e dei prodotti per la pulizia della casa e della persona che usiamo ogni giorno, leggendo attentamente gli ingredienti e  scegliendo quelli naturali/biologici; si spende magari un po’ di più nell’immediato ma la spesa va a tutto vantaggio della salute!

–La fibrosi cistica Tra  i numerosi problemi di salute per  i quali un riaddestramento diretto a riportare il modo di respirare su parametri fisiologici e funzionali può svolgere un   ruolo favorevole (anche se in questo caso  non risolutivo) è da menzionare anche la fibrosi cistica . Consiglierei a chi è alle prese con questo problema di leggere il libro (di oltre 400 pagine) purtroppo disponibile solo in inglese , dal titolo Diet and Exercise in Cystic Fibrosis   (dieta e movimento fisico nella fibrosi cistica); in questo importante libro vi è anche un intero capitolo dedicato al metodo Buteyko, scritto da due istruttori australiani, Jennifer e  Russell Stark (che tra i primi hanno iniziato decenni fa ad insegnare il metodo Buteyko in Australia). Il capitolo da loro scritto è intitolato “Respirazione Buteyko: respiro migliore= salute migliore “ Il libro è stato pubblicato da  Ronald Ross Watson  dell’  University of Arizona, Mel and Enid Zuckerman College of Public Health, Sarver Heart Center in the School of Medicine, Tucson, AZ, editore di 102 libri biomedici.

–I corsi per diventare istruttori del metodo di respiro Buteyko: Sono sempre più numerose le persone che, -o perché hanno constatato di persona su  di loro o su parenti e amici gli effetti del riaddestramento del respiro con il metodo Buteyko, o perché hanno letto ed approfondito le basi scientifiche e razionali del metodo e ne sono rimaste colpite- vogliono iniziare il percorso necessario per apprendere come insegnare in modo efficace e sicuro questo metodo. Il numero degli istruttori-Buteyko presenti in Italia va pertanto rapidamente aumentando anche se ne occorrerebbero molti di più!  A questo proposito vi è una novità interessante che riguarda i miei corsi per istruttori (ved. sotto in relazione al prossimo corso per istruttori  con inizio a Milano il 18-19 ottobre).

********CORSI con la Dott.ssa Fiamma Ferraro.
Per le date attuali dei corsi(per uso proprio e per istruttori), ved. il Notiziario più recente in cima alla pagina. Per  iscriversi ai corsi della Dr. Ferraro o per concordare un appuntamento per corsi individuali o consulenze mediche: tel. 3456248926    fiafer@yahoo.com —- www.buteyko.it  e www.saluteglobale.com

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NOTIZIE SALUTARI”        (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia )         luglio-agosto 2014 

Salve! Spero che abbiate tutti trascorso delle buone vacanze. Qualcuno magari al mare,  nuotando a lungo. In passati numeri di questo Notiziario ho scritto  ripetutamente sui

-benefici del nuoto. Si può leggere   ad es.  qui (http://www.buteyko.it/?cat=24 ) quanto scrivevo alcuni anni fa sull’argomento:“….riporto ora quanto scritto da Win Wenger in un altro dei suoi libri: “Quando si nuota sott’acqua trattenendo il respiro si accumula CO2 nel sangue, il che fa espandere la carotide, aumentando la circolazione nel cervello. Un certo periodo di nuoto sott’acqua per 3 settimane consecutive provoca un’ espansione permanente della carotide…il che fa migliorare le condizioni fisiche del vostro cervello ed è un sistema facile per aumentare l’intelligenza…Ogni medico ha memorizzato, nei suoi studi universitari,  il fatto che la carotide si espande in rapporto alla quantità di CO2 nel sangue, eppure l’organizzazione medica ha sempre guardato in direzioni molto più costose. ..e pericolose,( come certe medicine con effetti collaterali negativi) per il trattamento di… varie forme non solo di carenze mentali e cerebrali e danni al cervello, ma persino di carenze cerebro-vascolari “..Per ottenere che la dilatazione della carotide provocata dall’aumento di CO2 permanga stabilmente anche quando si esce dall’acqua ,Wenger insiste sul fatto che non basta trattenere il respiro mettendo la faccia nell’acqua ma occorre nuotare sott’acqua, nell’acqua freedda, ad un minimo di profondità, ogni giorno per 3 settimane….A questo proposito devo tuttavia mettere in guardia ed osservare che questo metodo di nuoto sott’acqua può per alcuni essere rischioso e và contemplato solo da sportivi-nuotatori che si trovino in ottime condizioni fisiche. Per gli altri, il normale training Buteyko, oltre ad essere molto più agevole da effettuare e ad agire non solo a beneficio del cervello ma di tutto l’organismo, consente di graduare molto più facilmente il livello dello sforzo, in base ai criteri che spiego nel mio libro e nei corsi in relazione all’intensità ed alla durata degli esercizi.” In relazione a questo argomento riporto  ora qui sotto  un’altra notizia interessante!

-Il segreto delle nonne- settantenni  dell’Isola di  Jeju che si tuffano nel mare   a 10- 20 m. di profondità      Ha fatto sensazione quest’estate, in numerosi periodici di lingua inglese, la notizia che in questa sperduta isola vulcanica   al largo della Corea vi sono numerose ultrasettantenni, chiamate “sirene-Haenyeo” che si immergono tranquillamente ogni giorno   nel mare profondo, dove resistono vari minuti, per poi riemergere con alghe, crostacei e pesci che portano in cibo alla famiglia.  ( ved.  ad es.  http://asiaenglish.visitkorea.or.kr/ena/SI/SI_EN_3_6.jsp?cid=309618 ). La notizia è stata chiamata  “una delle sette meraviglie del mondo”. Sono state avanzate varie ipotesi quanto ai motivi  di questa eccezionale forma fisica delle “nonne sirene”: dalla costituzione genetica al clima,  all’alimentazione. Una delle ipotesi  attualmente più accreditate riguarda la circostanza che queste “vispe nonnine” consumerebbero quotidianamente  notevoli  quantità di un’alga particolare  reperibile in abbondanza nella loro isola, e cioè l’Ecklonia Cava.  Mi sembra in realtà possibilissimo che anche quest’alga faccia la sua parte, ed io stessa, in un mio articolo risalente al 2007 (ved.  http://guide.supereva.it/patologie_croniche/interventi/2007/04/292169.shtml ) illustravo le proprietà benefiche  di ampio spettro proprie di quest’alga (non ho alcun interesse commerciale collegato alla sua vendita!); ciò che tuttavia mi lascia perplessa (anche se oramai no dovrebbe più stupirmi!) è il fatto che tra le varie ipotesi prese in considerazione per spiegare l’eccezionale salute e resistenza di queste anziane signore, anche questa volta nessuno abbia a quanto pare esaminato il fattore che pure in questo caso   è appariscente, e cioè il loro modo abituale di respirare. Ovviamente il fatto di essersi abituate fin dall’infanzia a trattenere  a lungo il fiato sott’acqua ha dato loro una eccezionale resistenza alla CO2, e quindi di sicuro le nonnine in questione, quando sono fuori dall’acqua, hanno delle abitudini respiratorie ottimali e di sicuro non “iperventilano”. Che sia forse proprio questa la causa principale della loro straordinaria forma  ?!?

-I problemi respiratori in persone obese danno luogo non raramente a diagnosi “erronee” (?) di asma.  E’ noto che per riuscire a curare una malattia il passo più importante consiste nel partire dalla giusta identificazione/diagnosi della malattia. Purtroppo riuscire a diagnosticare la malattia con la quale si è alle prese è spesso tutt’altro che facile, e ciò nonostante tutte le tecnologie moderne a disposizione dei medici; (anzi, i medici di famiglia di un tempo, che conoscevano una persona dalla nascita ed erano gli unici a curarla, arrivavnao magari più facilmente alla giusta diagnosi!) Ed in particolare per l’asma si è spesso alle prese con casi di problemi diversi dall’asma che vengono identificati come asma  e viceversa.  Ho parlato in passate edizioni del Notiziario di problemi delle corde vocali che vengono a volte diagnosticati come asma. In questo articolo esauriente  (http://www.rightdiagnosis.com/a/asthma/misdiag.htm ) vi sono numerosi esempi di altre possibili malattie spesso scambiate per asma, sia nei bambini che negli adulti. Uno degli esempi   citati  nell’articolo è quello delle persone obese, in cui sono spesso presenti problemi respiratori che vengono a volte  diagnosticati come asma,  problemi che vengono meno quando si perde peso; nell’esempio si conclude quindi che la diagnosi di asma in questi casi era erronea .  Il problema dell’obesità si sta purtroppo facendo sempre più frequente, ed uno dei meccanismi attraverso i quali produce conseguenze negative per la salute è a mio avviso proprio il fatto che le persone obese, per vari motivi (   scarso movimento fisico, ed altro) iniziano a respirare “male” (e cioè ad iperventilare) e quindi non raramente si presentano i sintomi dell’asma, sintomi che magari spariscono quando si dimagrisce e si riprende a respirare “bene”. La conclusione che ne viene tratta negli studi convenzionali sopracitati è quindi che la diagnosi di asma era “erronea” poiché in base alla medicina “convenzionale” si ritiene che l’asma sia una malattia cronica che non può guarire (salvo in rari casi di bambini). Ed invece, come i lettori di questo Notiziario e del mio libro (“Attacco all’Asma… e non solo”) ben sanno, secondo Buteyko l’asma nella maggioranza dei casi non è tanto una malattia quanto un “meccanismo di difesa”  che, con il restringimento delle  vie respiratorie, ostacola “l’eccesso di respiro” (iperventilazione)  e la conseguente dissipazione della  CO2 nell’organismo al di sotto del  livello necessario per la sopravvivenza. In quanto meccanismo di difesa, l’asma permane quindi finché necessario ma, a meno che si siano già verificati irreversibili danni costituzionali nell’apparato respiratorio, sparisce quando questa difesa non è più necessaria, in quanto l’eccesso di respirazione è stato eliminato con un riaddestramento del respiro.

Può quindi benissimo darsi che la diagnosi  di asma in persone obese non sia  in realtà per nulla errata, e che queste persone soffrano in effetti proprio di asma finché respirano male ma quando, perdendo peso,  riprendono a respirare “bene” ( e cioè non in eccesso rispetto alle esigenze fisiologiche) il “meccanismo di difesa” costituito dall’asma non è più necessario e quindi svanisce. 

-Inquinamento ambientale, metalli tossici ed iperventilazione    In vari interventi ho messo in rilievo come l’intossicazione da metalli   ed altri agenti tossici presenti in misura elevata nel nostro ambiente contribuisca a  far aumentare anche il problema dell’iperventilazione, poiché il nostro organismo cerca di liberarsi di parte delle tossine  anche respirando molto, ma mettendo  così in moto un circolo vizioso con il quale si introduce nell’organismo un numero ancor maggiore di tossine.Uno dei motivi per cui in alcuni casi, il riaddestramento del respiro con la tecnica Buteyko si scontra con problemi è costituito appunto dal carico eccessivo di tossine presenti nell’organismo, carico che impedisce la riduzione dell’iperventilazione. In questi casi, prima ancora di procedere al riaddestramento del respiro è bene mettere in moto un processo di disintossicazione da metalli ed altri agenti tossici. Ne ho parlato  recentemente in questa intervista http://www.energytraining.it/podcasts/episodio-19-intervista-fiamma-ferraro-sulla-terapia-chetante/ed esamino a fondo l’argomento   nel mio libro recentemente pubblicato dalla Macrolibri con il titolo “La Terapia Chelante” (http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-terapia-chelante-libro.php) ed il 9 settembre nell’ambito della SANA di Bologna (    importante Convengo   nel campo della produzione biologica/naturale e della medicina alternativa) illustrerò al pubblico questa tematica, (ved. la mia intervista su  http://www.gruppomacro.com/blog/posts/fiamma-ferraro-metalli-pesanti-sana-2014 , e  http://www.macrolibrarsi.it/eventi/sana-2014-piu-leggeri-senza-i-metalli-pesanti-grazie-alla-terapia-chelante-di-fiamma-ferraro.php ) in cui  accennerò ovviamente anche  a questo nesso tra intossicazione ed iperventilazione.  Spero quindi di incontrarvi  in gran numero il 9 settembre alla SANA!

 

 

 

NOTIZIE SALUTARI”   (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia)   Giugno 2014

Nuove sperimentazioni, in Egitto e nelle Filippine, confermano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma   .

 Alle numerose sperimentazioni cliniche   che ormai da molti anni confermano l’efficacia del metodo Buteyko per l’asma, se ne sono   aggiunte altre due, di cui sono recentemente venuta a conoscenza, in Egitto e nelle Filippine per cui, a seguito dei risultati della sperimentazione in Egitto, si può ora dire, con l’aggiunta dell’Africa,  che l’efficacia di questo metodo è stata provata in tutti e 5 i continenti!

La sperimentazione in Egitto è stata effettuata da terapeuti   del dipartimento di medicina toracica  dell’Università del Cairo, ed il relativo articolo, dal titolo  “Effetti della tecnica di respirazione Buteyko su pazienti con asma bronchiale” è stato pubblicato sul periodico medico egiziano dedicato a malattie toraciche e tubercolosi (  Egyptian Journal of Chest Diseases and Tuberculosis (2012) 61, 235-241) .

 La sperimentazione è stata condotta su 40 partecipanti asmatici,  20 dei quali  hanno praticato  la tecnica Buteyko oltre a ricevere i consueti trattamenti farmacologici, mentre gli altri 20   hanno ricevuto solo  i trattamenti farmacologici.

Alla fine della sperimentazione, durata 6 settimane, si è visto che i partecipanti del gruppo Buteyko avevano migliorato la funzionalità polmonare, come misurata dalla spirometria, del 51%,  contro  al 3,6% del gruppo di controllo; avevano inoltre riscontrato una diminuzione dei sintomi giornalieri di asma pari al 52%, contro allo 0,8% del gruppo di controllo, ed avevano diminuito l’uso di  cortisonici nella misura del 33%, contro  al 15%del gruppo di controllo. Era inoltre aumentata del 69% anche  la Pausa-controllo (PC- termine ben noto ai lettori del Notiziario), contro ad un 8% nel gruppo di controllo.

 Non si può che condividere l’osservazione degli sperimentatori alla conclusione dello studio, e cioè: “Si sta aprendo una nuova prospettiva con il riconoscimento che un volume respiratorio corretto è fondamentale per mantenere una buona salute””.

La sperimentazione nelle Filippine è invece stata condotta, presso l’Università di Santo Tomas, Manila, su un gruppo di bambini asmatici di 7-11 anni. Per un periodo di 4 settimane a metà dei bambini sono stati insegnati e fatti eseguire degli esercizi Buteyko, in aggiunta ai trattamenti consueti. Al termine delle 4 settimane, mentre nel gruppo di controllo non si è notato alcun cambiamento rilevante, nel gruppo di bambini che aveva effettuato gli esercizi Buteyko  si è  notato un significativo miglioramento.

E’ interessante il fatto che dopo due  settimane non si era ancora notato, nel gruppo Buteyko, alcun miglioramento significativo; i miglioramenti sono apparsi solo dopo la terza e, ancora di più, dopo la quarta settimana.

Si tratta di una ulteriore conferma di quanto non mi stanco di ripetere a chi, non notando con Buteyko   dei miglioramenti immediati si scoraggia e smette di fare gli esercizi, e cioè: delle abitudini respiratorie sbagliate durate anni non possono essere corrette in pochi giorni (e negli adulti occorre in genere più tempo che nei bambini); è necessario avere un po’ di pazienza e perseverare!

—Nesso tra uso di paracetamolo (acetaminofene) ed autismo, asma, deficit d’attenzione ed iperattività

In vari passati numeri del notiziario mi sono soffermata, oltre che ovviamente sull’asma, su altri due problemi di salute che, come l’asma, sono aumentati ad un ritmo vertiginoso tra i bambini negli ultimi decenni, e cioè il deficit d’attenzione ed iperattività ( per il quale ho messo in rilievo anche il ruolo importante svolto a questo proposito dalla mancanza di movimento nei bambini, seduti per ore nei banchi di scuola e poi fermi davanti a televisione e playstation)  e l’autismo,  in merito al quale ho messo soprattutto in rilievo, in particolare nel mio ultimo libro “La Terapia Chelante”, il ruolo svolto dall’intossicazione da mercurio.

Nuove interessanti osservazioni su questi tre problemi sono state effettuate in questo recente studio: Increased Acetaminophen use. Major Cause Autism, Attention Deficit with Hyperactivity, and Asthma”-William Shaw, PhD Director, The Great Plains Laboratory, Inc., 11813 West 77th Street, Lenexa, KS 66214, pubblicato sul Journal of Restorative Medicine, Volume 2, Number 1, October 2013, pp. 14-29(16)

In questo studio si osserva che “Lo spiccato aumento di autismo, asma, e disturbo di deficit d’attenzione ed iperattività nel mondo potrebbe essere in gran parte causato dallo spiccato aumento nell’uso di acetaminofene (paracetamolo) in bambini geneticamente o metabolicamente suscettibili, e nell’uso di acetaminofene da parte delle madri durante la gravidanza. …….   lo spiccato aumento di questi tre problemi negli Stati Uniti coincide  con la sostituzione dell’aspirina da parte dell’acetaminofene negli anni ’80. La caratteristica perdita di cellule Purkinje nei cervelli di persone autistiche è  coesistene con la perdita di glutatione nel cervello causata da un eccesso di acetaminofene, che porta ad una morte prematura delle cellule Purkinje. Le concentrazioni anomale di mercurio nei capelli di bambini autistici sono coerenti con l’esposizione delle proteine dei capelli in crescita al NAPQI derivato dall’acetaminofene, che inibisce competitivamente la reazione del mercurio con i gruppi sulfidrilici nei capelli…”  Il ragionamento chimico  è piuttosto complicato, ma  ciò che emerge nuovamente   da questo studio è anche il ruolo deleterio svolto dal mercurio (il cui accumulo sembrerebbe aggravato dall’assunzione di troppo acetaminofene) per l’autismo. Quanto all’asma: in passati numeri del Notiziario avevo messo in rilievo  l’effetto negativo che, come indicato da vari studi, svolge sui soggetti asmatici l’assunzione di aspirina; sembrerebbe  tuttavia che pensare di sostituire l’aspirina con il paracetamolo (acetaminofene) non sia una buona idea! Non occorre tuttavia nemmeno preoccuparsi troppo: un’aspirina o una compressa di paracetamolo una volta ogni tanto, salvo casi eccezionali  non fa male. I vari studi si riferiscono in genere ad usi prolungati ed abituali.

 –Qualità dell’aria nelle città europee

E’ purtroppo ben noto che l’aria che respiriamo tutti i giorni nelle nostre grandi città è   notevolmente inquinata. Da una statistica recentemente  pubblicata  a seguito di studi sulla qualità dell’aria nelle varie città europee  si osserva che la situazione in Italia non è tra le migliori; infatti tra le prime 30 città europee maggiormente inquinate, più della metà,  ben17, sono italiane.   Torino  si colloca al secondo posto nella classifica delle citttà con l’aria peggiore, mentre  Palermo è la città italiana con la migliore qualità dell’aria , aiutata in questo dal mare. Cerchiamo quindi, se andremo in vacanza al mare o in montagna, di fare delle belle passeggiate, stando all’aria aperta il più possibile e, per chi va al mare, dedicando molto tempo al nuoto, sport tra i migliori  per ottimizzare  la respirazione

Concludo quindi augurando a tutti buone vacanze!

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NOTIZIE SALUTARI”        (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia )  Maggio 2014

– Recenti  studi clinici  osservano che oltre il 20%  dei bambini e adolescenti   soffre di una sindrome di iperventilazione cronica.

Nel notiziario tedesco di aggiornamento per medici che ricevo periodicamente ho visto questo  articolo (che ovviamente ha attirato subito la mia attenzione!) dal titolo “Hyperventilation: girlies atmen… “ (iperventilazione, le ragazzine respirano…. ved. http://news.doccheck.com/de/45904/hyperventilation-girlies-atmen-ab/?cat=10&context=category ) L’articolo   mette in evidenza  che “vari scienziati hanno ora dimostrato che le  sempre più numerose ragazze  che presentano disturbi di ansia e depressione,  hanno  dei livelli troppo bassi di CO2 nell’aria espirata”, facendo riferimento ad un recente studio condotto in Svezia,  pubblicato  con il  titolo  “Le adolescenti con disordini emotivi hanno livelli  inferiori di CO2 nell’aria espirata, ed una frequenza respiratoria superiore in confronto a quella di soggetti di controllo sani”.  (ved. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/psyp.12188/full).

In questo studio si è accertato che tra   la tensione emotiva e l ’ iperventilazione sorge un circolo vizioso, poiché i valori troppo bassi di CO2 causano delle alterazioni nel flusso di sangue  nel cervello, (sull’argomento ved. anche Van den Bergh, Zaman, Bresseleers, Verhamme, & Van Diest, 2013) ,  uno sfasamento nella zona del cervello che regola il riflesso respiratorio automatico, ed un’alcalosi respiratoria. Vengono inoltre citati numerosi studi precedenti che dimostrano nessi analoghi, e si conclude con “la scoperta che la quantità di CO2 nell’organismo  è il più rilevante ed essenziale elemento di previsione quanto alla situazione clinica (emotiva)”; questa  “scoperta” non può che far piacere; peccato tuttavia che   gli autori  dello studio   ignorino a quanto pare che il prof. Buteyko era arrivato a queste stesse conclusioni oltre 60 anni fa (ed anche numerosi studi clinici successivi hanno poi fatto osservazioni analoghe! )

Sempre nello stesso articolo tedesco si cita    uno studio francese del marzo 2013 (ved. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23375424 ) in cui si  è  appunto osservato che la percentuale di soggetti cronicamente iperventilanti, tra i  bambini ed adolescenti, è del 20% circa.

“Stranamente” osservo io, questa   percentuale è simile a quella  riguardante la frequenza dell’asma, poiché in numerosi paesi ormai un bambino su 4 o 5 è asmatico. Ed in effetti, nello studio citato si è constatata, nel gruppo di asmatici, una percentuale ( 55%) di  iperventilanti pari quasi al triplo rispetto a quella (18,6% ) presente nel gruppo dei non  asmatici. La conclusione dello studio è che “Sebbene i  criteri diagnostici per la sindrome di iperventilaizone rimangano dibattuti, questo studio dimostra che si tratta di un disturbo reale e frequente”.

Non posso che ripetere: fa piacere,  60 dopo le constatazioni di K.P.Buteyko ed un secolo dopo quelle di altri scienziati che ancora prima di lui avevano osservato quanto importante fosse questo “disturbo” (pur senza trarne, come Buteyko, tutte le necessarie  conseguenze nel campo terapeutico),  vedere che finalmente un numero sempre maggiore di studiosi si sta accorgendo dell’importanza e frequenza del fenomeno dell’iperventilazione e delle sue conseguenze fortemente negative per la salute.psico-fisica-emotiva.  Meglio tardi che mai!

–Un nuovo strumento per la sindrome delle apnee notturne

Per questo problema, caratterizzato da un insieme di sintomi  e disturbi che sono provocati da ricorrenti interruzioni della respirazione durante il sonno, è stato ora approvato dall’organo di controllo americano FDA  (e sarà  disponibile   in America verso la fine dell’anno) un nuovo strumento che dovrebbe dare un notevole aiuto per chi soffre di questo disturbo, anch’esso sempre più frequente;   (  correlato , tra l’altro, anche all’obesità, in crescita ovunque).

Il  New England Journal of Medicine (gennaio 2014),  riferisce in merito agli esiti positivi della  sperimentazione clinica con questo strumento, consistente in un   piccolo  neurostimolatore, che viene inserito chirurgicamente nel  paziente, con un filo che va dalla mascella all’orecchio ed un altro che va verso il petto. L’apparecchio viene attivato, attraverso controllo remoto, prima di andare a dormire, ed entra in azione automaticamente quando ne rileva la necessità. Le ricerche pubblicate sul New England Journal of Medicine hanno accertato che questo apparecchio consente una riduzione del 68% degli episodi di apnea nel sonno. Come ha osservato  prof. Kryger, dell’Università di Yale,  “c’è un grande bisogno di nuovi trattamenti sicuri, efficaci e ben tollerati in questo campo “ e “questa terapia costituisce un grande progresso nel trattamento dell’apena notturna  in quei   casi in cui tutti gli altri trattamenti   falliscono

Si tratta indubbiamente di un progresso, al quale in certi casi sarà utile  e necessario ricorrere, per questo problema che causa disagi  considerevoli  nella vita delle persone.  Peccato soltanto che, tra gli altri strumenti e rimedi eventualmente da tentare prima di ricorrere a questa procedura chirurgica  ( pur  poco invasiva), non venga presa in considerazione l’opportunità di un riaddestramento respiratorio diretto a ridurre l’iperventilazione, nonostante i successi osservati da molti, anche per l’apnea notturna, con questo riaddestramento.

Indico sull’argomento   un    articolo (ved. http://www.buteyko.info/pdf/Sleep_Apnoea_and_Breathing_Retraining_Report_May_2012.pdf ) pubblicato  nell’ottobre 2012  sul periodico australiano di infermieristica  , in cui sono riportati i risultati di un’analisi effettuata  per conto del   BIBH, (Buteyko Institute of Breathing and Health, uno degli istituti Buteyko più importanti e con  maggiore esperienza, situato in Australia,  paese in cui il metodo Buteyko è stato introdotto   all’inizio degli anni ’90 da emigrati russi che  avevano per primi   fatto conoscere ed insegnato questo metodo al di fuori dallla zona dell’ex Unione Sovietica). Questa analisi, diretta ad  accertare l’efficacia dell’addestramento con il metodo Buteyko in casi di apnea notturna, è stata effettuata su ben 11.000 persone che avevano voluto  ricorrere a questo addestramento per cercare di mettere rimedio alla loro apnea.

E questi sono stati i risultati ottenuti, pubblicati sull’articolo in questione: il 95% dei soggetti ha ottenuto un miglioramento nella qualità del sonno e l’80% ha potuto  fare a meno dei vari strumenti di cui prima doveva servirsi.  Anche per problemi come il russare, mal di testa, bassi livelli di concentrazione, memoria ed energia durante il giorno, si sono riscontrati dei miglioramenti nella maggioranza dei partecipanti.

Ovviamente questi risultati, abbastanza impressionanti, vengono tenuti in ben poco conto in campo medico-scientifico, poiché non sono stati ottenuti con uno “studio clinico randomizzato in doppio cieco” e vengono considerati come “risultati aneddotici”, il che sarebbe  giusto se si trattasse di risultati riguardanti poche decine, od anche poche centinaia di persone , in cui in effetti non si potrebbe escludere l’effetto placebo, mentre oltre 10.000 persone non mi sembra possano essere considerate come “aneddoto”, soprattutto quando si tratta di un metodo terapeutico che, se ben insegnato e praticato, anche quando non porta a miglioramenti non fa   male, ed è comunque utile   anche in aggiunta alle altre terapie eventualmente necessarie ed inevitabili.

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NOTIZIE SALUTARI”        (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia )    Aprile 2014

-Inquinamento dell’aria, iperventilazione ed asma.         Nel Notiziario del mese scorso ho parlato del nesso tra iperventilazione ed intossicazione da metalli e varie sostanze tossiche; il nostro ambiente  purtroppo diventa ogni giorno più inquinato, e nel mio ultimo libro, appena pubblicato dalla Macroedizioni  (ved. www.gruppomacro.com/prodotti/terapia-chelante ) ho esaminato a fondo  la tematica, indicando alcune terapie e mezzi per disintossicarci e far fronte a questo problema. Vari studi hanno in particolare messo in rilievo il nesso tra inquinamento atmosferico (presente in maggior misura nelle grandi città) e l’aumento dei casi di asma, in particolare nei bambini.Cito qui solo alcuni di questi studi: Traffic-related air pollution correlates with adult-onset Asthma among never-smokers. 2009 ThoraxChildhood incident Asthma and traffic-related air pollution at home and school. 2010 Environmental health perspectives   Effect of early life exposure to air pollution on development of childhood asthma. 2010 Environmental health perspectives  Indoor air pollution and childhood asthma: variations between urban and rural areas. 2010 Indoor airTraffic-related air pollution and the development of Asthma and allergies during the first 8 years of life. 2010 American journal of respiratory and critical care medicineOutdoor air pollution and Asthma in children. 2011 The Journal of Asthma : official journal of the Association for the Care of Asthma.                            Uno dei meccanismi attraverso i quali l’inquinamento dell’aria provoca un aumento dei casi di asma è a mio avviso  anche il fatto  (purtroppo raramente messo in rilievo negli studi che insistono più che altro sull’effetto irritante delle tossine su gola e vie respiratorie)  che l’aria inquinata induce ad iperventilare, nel tentativo di espellere in maggiore quantità le tossine inalate. In questi casi, come ho accennato nel Notiziario del mese scorso, non si riesce, solamente con gli esercizi Buteyko, a “respirare di meno” se non in minima misura, e si crea un circolo vizioso in base al quale si respira di più per espellere le tossine inalate, ma in questo modo si inala anche di più e quindi si introduce nuovamente una maggiore quantità di tossine. Occorre agire quindi su due fronti: quello dell’attenuazione dell’iperventilazione ma anche quello della diminuzione, con terapie chelanti, del carico di tossine presenti nell’organismo.   Ecco un brano di quanto scrivo sull’argomento nel mio libro  sopra citato ((ved. www.gruppomacro.com/prodotti/terapia-chelante ) : “Le intossicazioni croniche da metalli tossici vanno mano nella mano con l’iperventilazione cronica, potenzialmente innescando mecca­nismi nocivi per la salute che si auto-alimentano. Essenzialmente, i nostri polmoni, nel tentativo di proteggere l’organismo umano, espellono parte delle sostanze nocive presenti nell’aria, tra cui i me­talli tossici. Il polmone, infatti, è spesso il primo organo con il quale vengono in contatto diretto queste sostanze non gradite; i metalli tossici irritano la gola, la trachea ed il tessuto polmonare. Nel tenta­tivo di liberarsi da queste tossine cosa accade? Si respira di più e più velocemente per “cacciare fuori”, espirando, queste sostanze dan­nose, e quindi si iperventila. Entra quindi in scena il meccanismo del cane che si morde la coda: l’aria è intrisa di metalli tossici; nel tentativo di espellerli sì iperventila, iperventilando entra nei polmo­ni ancora più aria e quindi ancor più metalli tossici e si verificano anche altri effetti fisiologici nocivi causati dall’iperventilazione….. La prossima volta che vi trovate a camminare tra i tubi di scap­pamento di macchine o bus, fate caso alla sensazione fastidiosa che percepite in gola e osservate il vostro respiro… non è vero che diventa più rapido e affannato? Molte persone iperventilano cro­nicamente anche perché sono cronicamente intossicate da metalli. Una terapia chelante e un riaddestramento respiratorio mirato a ridurre l’iperventilazione non possono che potenziarsi a vicenda e dovrebbero procedere di pari passo”

-Un’altra pianta efficace per asma e problemi della vie respiratorie      Lo studio approfondito della fitoterapia (occidentale, cinese e giapponese) mi ha spesso portata, in questo Notiziario, a segnalare che, a parte la misura principale (  normalizzazione del modo di respirare) varie piante possono dare un aiuto supplementare sia per l’asma che per altri problemi delle vie respiratorie. Una delle piante con maggiori effetti benefici è l’enula campana (Inula Helenium), contenuta anche in vari prodotti della medicina ayurvedica. Oltre che per l’asma e la bronchite, è efficace, come hanno dimostrato dei ricercatori in Irlanda (Cork Institute)   nel sopprimere oltre 300 varietà di stafilococco, compreso il MRSA (tra i più pericolosi in quanto resistente a quasi tutte le varietà di antibiotici, compresa la meticillina, spesso impiegata appunto per contrastare i batteri resistenti a tutti gli altri antibiotici). Il   principio attivo, di questa pianta, l’elenina, calma inoltre la tosse,  fluidifica  le secrezioni bronchiali, ed ha un effetto disinfettante sulle vie respiratorie.   Inoltre  fluidifica e stimola la secrezione biliare, aumenta la diuresi, elimina  parassiti intestinali ed è utile per il trattamento  di fegato e   reni,  per disturbi della cistifellea, calcolosi epatica e renale, gotta, artrite e scarsa secrezione urinaria con iperazotemia. Quanti tesori vi sono ancora da scoprire nelle nostre piante!

-I benefici del sole            Ci troviamo finalmente nella primavera avanzata, con un allungarsi delle giornate, ed una maggiore quantità di luce che ci rende più allegri! Sono ben  noti i benefici della luce solare, (ovviamente, anche qui, nella giusta misura!) non solo per il nostro umore ma anche per la nostra salute. Questi benefici sono insostituibili, ed a questo proposito accenno qui solo brevemente ad un fatto che espongo a fondo nel mio e-book “La Nuova Guida alla Salute”, pubblicato da “Scienza e Conoscenza “(ved. http://www.scienzaeconoscenza.it/data/newsletter/nuova-guida-alla-salute-in-regalo.htm), e cioè al fatto che, diversamente da quanto alcuni ritengono, la Vitamina D assunta oralmente non può in alcun modo apportare gli stessi benefici della luce naturale del sole, luce alla quale, vivendo sempre di più all’interno di mura e autoveicoli, siamo sempre meno esposti. I raggi del sole sono composti da radiazioni elettromagnetiche di varie lunghezze d’onda: dai raggi  infrarossi a quelli ultravioletti (divisi a loro volta in UVB -che  stimolano appunto la sintesi di vitamina D- ed in UVA , che stimolano la sintesi di  ossido nitrico, con conseguente vasodilatazione e diminuzione della pressione).  Né è possibile sostituire i benefici della luce solare con le lampade abbronzanti, che rischiano di fare più male che bene! Ovviamente anche il sole va preso nella giusta misura, senza esagerazioni, e la natura ci ha per l’appunto dotati di un meccanismo di difesa che, quando l’esposizione al sole diventa eccessiva, ci induce, tramite le scottature sulla pelle, a ritirarci dal sole e poi, con l’abbronzatura naturale, ci protegge da una penetrazione eccessiva dei raggi solari. Questo meccanismo difensivo è messo in buona parte fuorigioco dalle varie creme e filtri solari che, a parte la dannosità degli ingredienti contenuti in alcune marche,  ostacolano   questo naturale meccanismo difensivo e ci consentono di restare troppo a lungo al sole. Dovremmo invece esporci   al sole molto gradualmente,    ottenendo un’ abbronzatura naturale, senza necessità di creme.

– Conferenza Buteyko alla SIAF-Firenze il 30 aprile   Nella data sopra indicata terrò a Firenze, alle ore 18, presso la sede della SIAF (Società Italiana Armonizzatori Familiari,Via D. Maria Manni 56/R,  http://www.siafitalia.it ), una conferenza sulla tematica della normalizzazione/ottimizzazione del respiro con il metodo Buteyko.

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NOTIZIE SALUTARI”      (scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia)  Marzo 2014

Motivi per cui in  alcuni  casi il riaddestramento del respiro con il metodo Buteyko può non  dare  grandi risultati in tempi brevi.   

Capita a volte  di non ottenere, con un addestramento respiratorio Buteyko, i risultati sperati, nei tempi sperati; detto così  ciò sembra scoraggiante ma non   deve esserlo,  se andiamo a vedere quelli che possono essere i motivi di questo successo limitato. Buteyko stesso aveva elencato una serie di motivi che potrebbero “ostacolare-ritardare” un successo terapeutico, ma dato che questi motivi erano stati individuati oltre 50 anni fa, cerchiamo ora di vedere un attimino le  possibili cause più “moderne” e  presenti nei nostri tempi:

1)-Il riaddestramento non viene effettuato nel modo  giusto: così ad es. si procede con impazienza e senza la perseveranza necessaria, sforzandosi troppo (  ciò capita più spesso in chi effettua schemi di esercizi standardizzati e non personalizzati) oppure  si cerca di procedere da soli anche nei casi -elencati con cura nel mio libro “Attacco all’Asma… e non solo”-  in cui sarebbe necessario consultare un istruttore preparato, magari con l’aiuto di un medico

2)-Ci si limita ad effettuare gli esercizi per il periodo di tempo indicato ma per tutto il resto della giornata (e della notte) non si osservano  le “norme di buona condotta respiratoria” che vengono citate nel mio libro  sopracitato.

3)-Lo stress. Al giorno d’oggi, più che alla classica “ansia da prestazione”  per calmare la quale il “respirare di meno” anche solo per alcuni minuti  , come mi hanno riferito varie persone (pianisti prima di un’esibizione, oratori prima di un discorso davanti ad una vasta platea ecc.) ha un effetto calmante istantaneo e quasi miracoloso, è diffuso invece uno stress più leggero ma cronico e costante (piccole arrabbiature ripetute, preoccupazioni continue, ecc.); si crea così un circolo vizioso per cui questo stress porta a respirare di più ed il respirare di più fa aumentare lo stress; questo circolo vizioso può tuttavia trasformarsi in un “circolo virtuoso”, perché se ci si sforza di migliorare il respiro allora diminuisce anche lo stress e la diminuzione dello stress aiuta a respirare di meno, e così via. Occorre solo un po’ di pazienza e costanza perché, diversamente da quanto accade per “l’ansia da prestazione”,  nel caso di condizioni costanti di stress leggero è più difficile notare l’effetto calmante immediato che si ottiene con alcuni minuti di applicazione delle tecniche dirette ad eliminare l’iperventilazione, e quindi alcuni tendono a scoraggiarsi e ad interrompere gli esercizi. Occorre invece persistere, senza impazienza, per un po’ di tempo.  A proposito dello stress segnalo, per chi non lo avesse letto,   il mio articolo “Ferma lo stress, proteggi il tuo cuore” apparso su Scienza e Conoscenza nr.43/2013 (www.scienzaeconoscenza.it/articolo/stress-malattie-cardiovascolari.php)

4)-Mancanza di esercizio fisico. La nostra società si sta impigrendo sempre di più, e la mancanza di movimento ha raggiunto negli ultimi anni dei livelli estremi (leggevo ieri la pubblicità di un nuovo aggeggio che ci permette di aprire il portone o la porta di casa senza dover fare “lo sforzo” di alzarsi e fare due passi per andare alla porta o al citofono). Si cerca   di rimediare andando in palestra o facendo jogging, magari respirando male durante questi esercizi intensi, e quindi peggiorando ancora di più la situazione. Basterebbe spesso anche solo cogliere, nella vita quotidiana, le occasioni continue per fare un po’ di movimento (salire le scale a piedi invece di prendere l’ascensore, scendere dal tram una fermata prima della meta e proseguire a piedi, ecc.ecc.)

5)- Un’alimentazione errata. Sull’alimentazione ci sarebbe da scrivere un libro, cosa che sto facendo, ma l’ho iniziato da poco e mi ci vorrà ancora un po’ di tempo per finirlo L

6)- Metalli tossici ed altre  tossine. Questa a mio avviso è al giorno d’oggi la causa più importante   di insuccesso. Ai tempi di Buteyko (oltre 50 anni fa) la problematica dell’inquinamento ambientale, pur già esistente, non era ancora percepita nella sua importanza.  Al giorno d’oggi    continua a crescere   ad un ritmo preoccupante l’inquinamento, e quindi l’inevitabile assimilazione di tossine con il cibo che mangiamo, con  l’acqua che beviamo (è di pochi giorni fa la notizia che gli abitanti di alcune parti di Roma hanno bevuto per settimane acqua contaminata da arsenico oltre i limiti massimi) e con l’aria che respiriamo. Tutti quanti siamo quindi ben coscienti di questo problema e tutti quanti siamo  più o meno “inquinati”. Questo accumulo di tossine nel nostro organismo provoca,  attraverso vari meccanismi sui quali qui non mi soffermo,   delle conseguenze negative anche sul nostro modo di respirare, e ci impedisce quindi di arrivare in fretta a respirare “meno e meglio”.   E’ quindi consigliabile, quando si decide di iniziare un riaddestramento del respiro, cercare anche di prendere delle misure per cercare di liberare l’organismo almeno da una parte delle tossine ambientali accumulate negli anni, o perlomeno per cercare di non aggravare ulteriormente lo stato di intossicazione. Si crea in questo modo, anche qui, un “circolo virtuoso”, poiché eliminando l’iperventilazione per prima cosa si evita di assumere, con l’aria in eccesso, una maggiore quantità delle tossine ormai presenti praticamente ovunque nell’aria, e si ottiene un miglior funzionamento degli organi di eliminazione (reni ecc.), e questa diminuzione del carico di tossine nell’organismo a sua volta facilita il miglioramento della respirazione.

L’argomento mi sembra al giorno d’oggi così importante che ho dedicato tutto  il mio impegno ad approfondire per anni lo studio delle terapie dirette  a diminuire il carico di tossine accumulate nel nostro organismo   ed  a scrivere un libro  su questa tematica. Questo mio nuovo libro   dal titolo “ LA TERAPIA CHELANTE”,  è stato appena  pubblicato dalla MacroEdizioni (ved.www.gruppomacro.com/prodotti/terapia-chelante ) e sarà reperibile tra pochi giorni.

Sull’argomento  segnalo anche una mia intervista, che funge da introduzione a questo mio nuovo libro, pubblicata sul blog della Macrolibri (ved. www.gruppomacro.com/blog/posts/metalli-pesanti-tossici-chelazione  )

In sostanza: viviamo   in un mondo inquinato ma non dobbiamo necessariamente avere anche un organismo inquinato!

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“NOTIZIE SALUTARI”(scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia) febbraio   2014

–Importanza dell’acqua

Subito  dopo il respirare, la funzione più importante per l’organismo (ben più importante del mangiare) è quella del bere: si può infatti sopravvivere solo pochi giorni senza bere mentre si può sopravvivere  ben più a lungo senza mangiare. Ma quanta acqua bisogna bere ogni giorno per stare bene? Per cercare di rispondere inizio con una constatazione: come i lettori di questo Notiziario ben sanno, una delle sostanze che si perdono in eccesso quando si iperventila (e cioè quando si respira troppo rispetto alle esigenze) è la CO2. Un’altra della sostanze che si perdono con il respiro è tuttavia anche l’acqua: l’aria  espirata contiene infatti notevoli quantità di vapore acqueo (basta guardare come questo vapore acqueo, quando fuori la temperatura scende sotto lo zero, si solidifica un po’ e diventa ben visibile davanti al nostro viso nell’aria espirata). Le quantità di acqua che in genere si  consiglia di bere ogni giorno sono calcolate in base alla “media” della popolazione, ma poiché la media della popolazione al giorno d’oggi respira iperventilando (e quindi disperdendo anche molta acqua),  molto più di 50-100 anni fa (nella prossima, terza edizione del mio libro “Attacco all’Asma… e non solo” mi soffermo sull’argomento, riportando  tabelle scientifiche) allora anche la quantità d’acqua  che in genere si raccomanda di bere ogni giorno potrebbe essere superiore alle esigenze  di chi respira “bene” (non in eccesso). Qualcuno potrebbe allora dire: “d’accordo, ma che male c’è a bere più del necessario? Più si beve, meglio è!” Ed in effetti , mentre per il mangiare troppo ed il respirare troppo vi sono ormai molti studi scientifici che provano il danno provocato da questo eccesso, per il “bere troppo” (a meno ovviamente che si bevano delle quantità d’acqua elevatissime, che in realtà non si riuscirebbe nemmeno a bere) non vi sono studi che provino degli effetti dannosi. Tale constatazione sarebbe tuttavia valida se si bevesse un’acqua sorgiva pura. L’acqua del rubinetto invece al giorno d’oggi contiene in genere molte sostanze dannose per la salute (ed anche l’acqua minerale presenta vari problemi, collegati ai contenitori, sia per l’ambiente che per la salute); la meno dannosa di queste sostanze contenute quasi ovunque nell’acqua del rubinetto è ancora il  cloro, che  peraltro ostacola l’assimilazione dello iodio e quindi provoca i problemi di ipotiroidismo al giorno d’oggi molto diffusi; ma vi sono in alcuni luoghi   altre sostanze  ben più dannose, come il piombo rilasciato  da vecchie tubature in alcuni edifici, i residui di pesticidi, medicinali ed altro; tutte queste sostanze con il passare degli anni si accumulano nell’organismo e rischiano di provocare danni considerevoli (ne parlo a lungo nel mio libro “Terapia Chelante”- Macroedizioni) che uscirà in aprile- maggio.   Un altro vantaggio offerto dall’evitare di respirare in eccesso è quindi anche costituito al giorno d’oggi dal fatto di avere bisogno di minori quantità di acqua e quindi di accumulare con gli anni quantità minori di elementi tossici  presenti quasi ovunque nell’acqua che beviamo.  E’ tuttavia ovviamente necessario, in particolare per gli anziani che a volte non sentono lo stimolo della sete, fare attenzione a bere  a sufficienza!

Per concludere  su una nota più ottimistica osservo, quanto alla qualità dell’acqua, che vi sono  per fortuna al giorno d’oggi vari sistemi per ottimizzare la qualità dell’acqua che beviamo. L’argomento è complesso e ne parlo più a fondo nel mio e-book “La nuova guida alla salute” pubblicato da Scienza e Conoscenza (ved. www.scienzaeconoscenza.it/riviste/scienza_e_conoscenza_gold6_2013.php ).

Quanto sopra osservato costituisce peraltro una ulteriore conferma del fatto che, nella scala delle priorità quanto alle misure da attuare per  la nostra salute e benessere, una delle prime misure è appunto quella diretta ad ottimizzare il nostro modo di respirare, grazie anche alle conseguenza favorevoli che una buona respirazione esercita poi  sia in relazione al bere che (come messo in evidenza in precedenti numeri di questo Notiziario) in relazione al mangiare.

–I virus: sempre e solo dannosi? Sembra di no!

Nel mio libro sopra citato (“La nuova guida alla salute”), parlando delle ultime scoperte sul   genoma e microbioma, riporto una frase di Ashley Mullard,  (ved.Nature News 28 maggio 2008), il quale osserva  che: «Nell’organismo umano prospera un numero prodigioso di batteri e microrganismi, che hanno milioni di geni, mentre il genoma umano ne ha solo poco più di 20.000. Dire che siamo sopraffatti come numero è quindi una colossale sottovalutazione!»

Nel nostro organismo prospera dunque una quantità enorma di microrganismi, (batteri, virus ed altri) in un delicato equilibrio tra microrganismi benefici (per fortuna prevalgono in genere di gran lunga quelli benefici ed indispensabili per la salute)- e microrganismi dannosi,   tenuti a bada da quelli benefici. Per quanto riguarda i batteri è ormai noto a  tutti che vi sono nel nostro apparato digerente dei batteri benefici (conosciuti come probiotici); è noto anche che uno dei problemi causati dagli antibiotici (pur in certi casi indispensabili e salvavita) è il fatto che gli antibiotici uccidono sia i batteri nocivi che quelli benefici; è quindi in genere raccomandata, quando si assumono antibiotici, anche una cura a base di  integratori conteneti probiotici. Un altro, ben più grave problema causato da un uso eccessivo di antibiotici (ed in Italia l’uso di antibiotici è a quanto pare ancora più elevato rispetto alla media europea), è l’evolversi di ceppi di batteri  altamente resistenti a praticamente tutti gli antibiotici  (Nature 2002, 418, 469)  e pertanto nella maggior parte delle infezioni causate da questi batteri (basta ad es. citare i batteri MRSA (stafilococco aureo resistente alla meticillina, piuttosto diffuso),  anche le terapie con massicce dosi di antibiotici risultano inefficaci. Che fare in questi casi?  Chi/cosa potrebbe venire in aiuto: alcuni virus! Immagino che questa affermazione abbia fatto  sobbalzare i lettori, poiché mentre è ormai noto a tutti che vi sono dei batteri benefici e indispensabili, per quanto riguarda i virus siamo incece portati a pensare che   i virus (contro i quali non funziona nemmeno l’arma degli antibiotici) siano tutti quanti dannosi. Ed invece, a quanto pare, vi sono alcuni ceppi di virus benefici, che penetrano non nelle cellule umane ma in alcuni batteri dannosi, si replicano all’interno di questi batteri e li distruggono, li “mangiano”. Le ricerche/scoperte su questi virus, chiamati “virus batteriofagi” non sono in realtà recenti ma risalgono alla prima metà del secolo scorso. Le mie ricerche sul prof. Buteyko (che, come i lettori sanno , era nato in Ucraina) mi hanno portata ad approfondire le ricerche  su terapie portate avanti in vari paesi dell’ex Unione Sovietica, e 7-8 anni fa avevo letto con molto interesse  gli studi effettuati   in Georgia in relazione a questi virus “batteriofagi” ma questo tipo di terapia mi era sembrato non ancora praticamente attuabile. Ora però la situazione è cambiata. In realtà il primo a praticare  questa terapia per le infezioni batteriche è stato il francese Felix d’Herelle nei primi decenni del 1900, arenandosi peraltro a causa dello scarso interesse mostrato in Occidente (soprattutto dopo la scoperta degli antibiotici) verso questo approccio, che è stato invece portato avanti    nell’Unione Sovietica ed in particolare in Georgia.  Le pubblicazioni Sovietiche indicano che questa terapia è stata usata diffusamente per trattare un gran numero di infezioni batteriche: in campo dermatologico  (Beridze, 1938), oftalmologico (Rodigina, 1938), urologico (Tsulukidze, 1938), stomatologico (Ruchko  e Tretyak, 1936), pediatrico (Alexandrova et al., 1935; Lurie, 1938), otolaringoloiatrico (Ermolieva, 1939),  e chirurgico (Tsulukidze, 1940, 1941).

All’iniziale  scetticismo occidentale verso questo tipo di terapia sta tuttavia ora facendo seguito un vivo interesse, anche a causa dell’emergere di  un gran numero di batteri resistenti agli antibiotici.  Il centro medico in cui questa terapia è stata praticata da più lungo tempo è a Tbilisi,  capitale della Georgia (ved. http://www.phagetherapycenter.com/pii/PatientServlet?command=static_ptresearchinst&language=0 )

Ora però  la terapia è praticata anche negli Stati Uniti ed in Polonia. Il vantaggio di questa terapia è che questi specifici ceppi di virus, isolati e studiati in Georgia, agiscono specificamente solo su determinati  batteri malefici, senza minimamente danneggiare i batteri benefici e senza far evolvere ceppi di batteri resistenti.   Vi sono virus attivi contro    Pseudomonas  , Salmonella,
Shigella,  stafilococco, streptococco ed altro. Vengono quindi curati vari tipi di infezioni croniche e resistenti ( foruncolosi, ferite ed ulcere persistenti, stomatiti e gengiviti, tonsilliti, riniti, sinusiti, congiuntiviti, coliti, pleuriti, infezioni genito-urinarie, complicazioni della fibrosi cistica, e molto altro).

Si tratta, come vedete, di un argomento interessante: non siamo ancora, a mio avviso, al punto di poter consigliare questa terapia anche in casi di semplici mal di gola, o simili, che rispondano ad altri mezzi, ma nel caso ad es. di ferite suppurative agli arti, in cui venga magari prospettata, come ultima risorsa, una amputazione, potrebbe valere la pena di pensare ad un tentativo con i “virus amichevoli”.

E’ peraltro quasi superfluo aggiungere che per mantenere in un equilibrio benefico i miliardi di microrganismi che ospitiamo, occorre assicurare loro un ambiente in cui, tra i vari fattori, vi sia una buona quantità di O2 e CO2, un buon equilibrio acido/base, una presenza non eccessiva di metalli tossici ed altre tossine. Occorre quindi (siamo alle solite!) innanzitutto respirare bene.

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“NOTIZIE SALUTARI”       Gennaio 2014

(scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia, www.buteyko.it / www.buteykoitalia.homestead.com  )

–Benefici del movimento fisico

Come i lettori di questo Notiziario già sanno, uno dei motivi che portano all’instaurarsi di cattive abitudini respiratorie è anche la mancanza di movimento, e non è  certo una novità dire che “muoversi fa bene”. Vale comunque ugualmente la pena di segnalare questo recente  articolo, pubblicato  lo scorso novembre sul  periodico dell’Associazione Medica Americana. (JAMA. 2013;310(19):2026-2027. doi:10.1001/jama.2013.281450). In questo articolo, basato sulla revisione delle conclusioni di un gran numero di studi randomizzati in doppio cieco, si osserva che il movimento fisico è altrettanto efficace dei medicinali nel ridurre la mortalità per problemi cardiovascolari e diabete, e si conclude che “forse  i medici si concentrano troppo su approcci farmaceutici  e  non abbastanza    sugli effetti benefici del movimento fisico”.  Questa conclusione è tanto più significativa in quanto pubblicata non su una rivista di medicina “naturale-alternativa” ma su uno dei più importanti periodici   americani di medicina  convenzionale.  Ovviamente peraltro anche in questo studio, come  negli altri studi sul movimento fisico,  uno dei principali fattori benefici prodotti dal movimento, e cioè l’aumento della produzione  di CO2 nell’organismo, non è messo in evidenza (forse appunto perché non si è “abituati” a considerare questo aumento come un fattore benefico!) Occorre tuttavia fare attenzione: se  non si è abituati a respirare bene/non troppo, allora quando si fa movimento fisico si rischia di emettere una quantità di CO2 maggiore di quella supplementare prodotta con il movimento. Per ottenere   gli effetti benefici del movimento occorre quindi essere già abituati, o abituarsi con gli esercizi Buteyko del caso, a respirare bene, sia da fermi che in movimento.

-I benefici della meditazione

Ricercatori della celebre Università americana  Johns Hopkins hanno accertato che con dei programmi di meditazione si riesce a ridurre notevolmente la depressione e l’ansietà. Lo  studio, appena pubblicato, (JAMA Intern Med., January 2014)  ha preso in esame 47 trial clinici  con oltre 3000 partecipanti ed ha concluso che l’effetto antidepressivo della meditazione è risultato equivalente a quello che ci si può attendere da farmaci antidepressivi. Non si tratta certo della prima volta che viene accertato l’effetto benefico per la salute, sia fisica che mentale, di varie tecniche di meditazione e rilassamento. Ciò che invece sorprende è che , come varie volte ho messo in rilievo in questo Notiziario,   non viene quasi mai posta l’attenzione  sul fatto che durante le meditazione il modo di respirare diventa in genere molto più lieve, e non ci si domanda  se gli effetti benefici della meditazione possano essere causati, perlomeno in parte, anche da questa attenuazione della respirazione.

-Buteyko. “Nuova terapia”?

Nel Notiziario del mese scorso avevo messo in rilievo come ora la popolarità del metodo Buteyko stia finalmente aumentando anche in Germania (ne ha recentemente parlato anche il 1° canale televisivo tedesco, con una trasmissione dal titolo “Neue-Therapie-bei-Asthma-Buteyko-statt-Medikamente” (Nuova terapia per l’asma: Buteyko invece di medicine). Ciò fa ovviamente piacere ma  si rimane perplessi nel sentire che Buteyko è classificata come  “nuova” terapia, continuando ad ignorare non dico i 50 anni trascorsi da quando l’efficacia per l’asma ne è stata provata nell’ex Unione Sovietica ma anche  i 20 anni trascorsi da quando si è giunti allo stesso risultato nel primo studio clinico in doppio cieco condotto in Astralia; la perplessità aumenta ancora di più se si prendono in esame i rapporti pubblicati in Germania già nel 1993 e nel 2006 in merito a studi su larga scala (con oltre 50.000 pazienti) presso la  Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco (Hasford und Virchow, 2006) e l’   Università di Rostock; in questi studi si era constatato che i casi di decessi aumentavano se gli asmatici assumevano broncodilatatori di lunga durata, e   si concludeva che gli asmatici, per motivi di sicurezza, dovevano assumere regolarente questo tipo di broncodilatatori solo quando la loro asma non era ”controllabile in altri modi”; conclusione giustissima, ma peccato soltanto che tra gli “altri modi” da provare prima di passare all’assunzione di questi broncodilatatori non sia stato all’epoca nemmeno ipotizzato e preso in considerazione  il riaddestramento del respiro con Buteyko.

–Studio su spasmi e convulsioni febbrili nei bambini: ruolo della CO2
Nel Notiziario dello scorso settembre avevo menzionato lo studio del Dr. Ba X Hoang, il quale parla dell’asma come di una “epilessia bronchiale” , ipotizzando che sia nell’asma che nell’epilessia vi sia uno stato di   ipereccitabilità delle membrane,    dovuto a problemi nei complessi meccanismi  di funzionamento  dei canali ionici. Sull’argomento osservavo, : “….Poiché gli stessi fattori (iperventilazione ed ipocapnia) come i lettori del mio Notiziario ben sanno, provocano gli attacchi d’asma,   mi viene quindi spontaneo  pensare che nell’ipereccitabilità e conseguente malfunzionamento di canali ionici citati dal dr. Ba X Huang come responsabili sia dell’asma che dell’epilessia,  entri in gioco appunto  la carenza di CO2 causata dall’eccesso di respiro, che probabilmente provoca le stesse conseguenze  di ipereccitabilità anche in relazione ad altri quadri patologici, e questa ipereccitabilità  potrebbe magari essere almeno parzialmente corretta    anche  “calmando” il respiro!”
Questa ipotesi sembra ora ricevere sostegno anche da uno studio appena pubblicato sul periodico di neurologia pediatrica (J Child Neurol. 2014 Jan 5.) con il titolo “Collegamento tra ipocapnia e convulsioni febbrili”). Nello studio si precisa che si intendeva accertare se l’iperventilazione (eccesso di respiro) causata dall’ipertermia (aumento della temperatura per via della febbre)  con conseguente ipocapnia (carenza di CO2 causata a sua volta dall’iperventilazione), contribuisca alle convulsioni. Lo studio ha pertanto misurato le quantità di CO2 presenti nel sangue in due gruppi di bambini,  uno dei quali, pur con febbre elevata, non soffriva di convulsioni mentre il secondo, con temperature analoghe, soffriva invece di convulsioni, ed ha accertato che nel gruppo che soffriva di convulsioni la presenza di CO2 era notevolmente inferiore. Lo studio conclude pertanto con la constatazione che “le convulsioni febbrili sono a quanto pare collegate ad iperventilazione e l’ipocapnia che ne consegue può contribuire allo sviluppo di convulsioni febbrili”. Quali conclusioni trarne? Quando un bambino ha la febbre non è ovviamente il momento migliore per iniziare ad insegnarli a normalizzare il proprio respiro eliminando l’iperventilazione; è infatti inevitabile e fisiologico che con la febbre aumenti anche l’intensità del respiro (c’è tuttavia da ammirare anche qui la lungimiranza di Buteyko che oltre 60 anni fa, quando nessuno ancora pensava a queste cose, raccomandava di non coprire troppo di notte i bambini piccoli, poiché il caldo ed il sudore di notte contribuivano ad abituarli a “respirare troppo”. E’ piuttosto quando i bambini stanno bene che bisogna pensare ad abituarli ad una buona respirazione; in questo modo, anche se capiterà loro di avere febbre abbastanza elevata, avranno quantità di CO2 sufficienti, e rientreranno quindi nel gruppo che, come accertato nello studio menzionato, non soffriva di convulsioni pur con la febbre.