Enfisema
Forse non è impossibile non solo gestire la malattia, prevenirne l’aggravamento ed aumentare l’ossigenazione dell’organismo, ma anche indurre una rigenerazione almeno parziale del tessuto polmonare distrutto.

L’incidenza dell’enfisema è aumentata del 40% dal 1982 ad oggi.

In questa malattia gli alveoli sono danneggiati, e quindi è ostacolato il passaggio dell’aria dai polmoni al sangue, tramite i minuscoli capillari che circondano gli alveoli.

Ciò rende necessario, per far arrivare lo stesso volume di prima di ossigeno nel sangue, l’ingresso di una maggior quantità di aria nei polmoni, il che porta ad un loro rigonfiamento eccessivo.

Cause e Prevenzione

Qualunque malattia polmonare che causi un restringimento delle vie respiratorie (come la bronchite cronica e l’asma) può condurre ad un enfisema, ma il fumare è considerato la causa principale.

Oltre l’80% dei casi è direttamente riconducibile al fumo che, oltre ad arrecare un danno irreversibile al tessuto polmonare, causa anche uno stato di infiammazione, che si risolve solo quando si smette di fumare.

Il catrame e le sostanze tossiche che per varie ragioni sono aggiunte alle sigarette, hanno tra l’altro l’effetto di bloccare la produzione di alfa-1-antitripsina (AAT), il che conduce alla distruzione delle fibre elastiche degli alveoli.

Il fumo mette a dura prova il sistema polmonare di difesa antiossidante, consentendo ai radicali liberi di arrecare danni.

Per prevenire l’enfisema quindi, non vi dico nulla di nuovo, è indispensabile smettere di fumare.

E’ bene inoltre cercare di evitare anche il fumo passivo e la permanenza in ambienti inquinati e polverosi, i pesticidi, la polvere che si alza durante la pulizia dei tappeti ecc.

Per chi vive in città molto inquinate può essere utile un apparecchio purificatore dell’aria.

Attenzione ai filtri dei condizionatori d’aria, che devono essere cambiati spesso perché presto diventano un ricettacolo di microbi e muffe.

Anche il movimento all’aria fresca ed una nutrizione sana possono svolgere un ruolo nella prevenzione.

Purtroppo in molti viene diagnosticato l’enfisema solo quando il 50-70% del tessuto polmonare è distrutto. Chi ha pertanto motivo di ritenersi più esposto al rischi di enfisema, dovrebbe effettuare frequenti controlli.

Trattamento

Quanto detto a proposito dell’asma in merito all’importanza primaria di una normalizzazione della respirazione vale anche per l’enfisema.

Qui occorre però procedere in questa azione di normalizzazione con particolare, ancor maggiore cautela, ed ovviamente sotto stretto controllo medico, poiché nei casi di enfisema normalmente il tasso di CO2 è alto, ed è invece ridotta non solo la quantità di O2 che dal sangue arterioso passa ai tessuti ma anche quella che dagli alveoli passa al sangue.

Possono quindi essere utili degli apparecchi che aumentano direttamente la quantità di ossigeno presente nel sangue (bypassando i polmoni), in una forma che però non comporti danni da radicali liberi, come ad es. l’apparecchio per l’ossigenazione catalitica del Dr. Jacquier (descritta nella sezione del sito dedicata al Metodo Buteyko) e soprattutto un altro, nuovo apparecchio di fabbricazione tedesca, (www.airnergy.info) che consente di migliorare l’utilizzazione dell’ossigeno e di diminuire i danni prodotti dai radicali liberi.

Mi viene spesso chiesto se la respirazione Buteyko sia utile anche per malattie polmonari come enfisema e COPD (malattia polmonare cronica ostruttiva).

La mia risposta in questi casi è che, sebbene la respirazione Buteyko sia anche qui essenziale, occorre procedere con molta cautela e con una guida esperta, perché in questi casi vi è una parte di tessuto polmonare distrutto, il che può provocare squilibri nel tasso di CO2 e rende gli esercizi Buteyko difficili da eseguire.

Le terapie convenzionali offrono nei casi più gravi di queste malattie solo le alternative della somministrazione di ossigeno con la bombola oppure, nei casi più disperati, il trapianto dei polmoni.

Per questo, quando ho sentito parlare per la prima volta di un preparato scoperto da due giovani ricercatori specializzati nel settore del DNA, che a quanto pare hanno trovato una sostanza (di origine del tutto naturale, tanto che non è nemmeno classificata come una medicina ma come un integratore alimentare) che riuscirebbe, se non a rigenerare il tessuto polmonare distrutto, perlomeno a far funzionare molto meglio la parte di tessuto rimanente, mi sono precipitata a provarlo, anche se in casi non molto gravi.

Il preparato è a base di gocce di DNA ricavato da salmoni del Pacifico ed il principio di funzionamento e’ quello di riequilibrare e stimolare il movimento delle “cilia” (le microfibre, simili appunto a minuscole ciglia, che tappezzano le vie respiratorie e le mantengono pulite), facendole oscillare più in fretta e più forte, in modo da intensificare l’espettorazione, riuscendo a far uscire l’eccesso di muco presente in queste malattie.

 Somministrazione di Antiossidanti

Per sciogliere lo spesso strato di muco possono essere utili 600 mg al giorno di NAC (N-acetilcisteina, insieme a vitamina C ad alte dosi – 2000 mg).

Se questa combinazione non è sufficiente per sciogliere il muco, il vostro medico potrebbe prendere in considerazione la medicina più forte che esista per questo scopo (Pulmozyme), in genere usata per gli ammalati di fibrosi cistica.

I seguenti supplementi dietetici hanno dato buoni risultati in molti casi:

  • Coenzima Q10, di preferenza in formal iquida; aiuta la respirazione cellulare ed ha un forte effetto antiossidante
  • Acido-alfa-lipoico, consente risultati analoghi
  • Acetil-l-carnitina: trasporta i lipidi nei mitocondri perché vi siano impiegati per la produzione di energia
  • NADH: una forma ridotta di vit.B3 essenziale per la produzione di energia
  • Taurina
  • Magnesio: è un cofattore in oltre 300 reazioni enzimatiche e rilassa i muscoli bronchiali
  • Potassio: in molti casi manca ma è necessario, prima di prenderlo, controllare che sia effettivamente carente
  • N-Dimetilglicina (DMG) (125-250 mg) ha un effetto di potenziamento dell’ossigenazione dei tessuti.

Una menzione a parte merita la Vitamina A, poiché alcuni studi hanno dimostrato che alcuni derivati della vitamina A (retinoidi) riescono non a controllare i sintomi, come le altre medicine impiegate, ma ad indurre una rigenerazione del tessuto polmonare distrutto.

La relazione esistente tra la presenza di vitamina A e l’enfisema è stata accertata in uno studio condotto da ricercatori della Facoltà di Medicina di Botucatu UNESP in Sao Paulo, Brasile (Pavia et al. 1996), in cui è stato dapprima accertato che in coloro che soffrivano di enfisema vi era una quantità inferiore di vitamina A, ed è stato riscontrato un miglioramento in coloro che avevano ricevuto supplementi di vitamina A. (Paiva et al. 1996).

A seguito di uno studio pilota effettuato su topi presso presso l’Università di Los Angeles ( UCLA School of Medicine, marzo 2002) nonché presso la Georgetown University School of Medicine, usando un derivativo della vitamina A (all-trans-retinoic acid, ATRA), si è constatato non solo un aumento del numero di alveoli nei topi sani, ma una rigenerazione degli alveoli e della elasticità polmonare nei topi con l’enfisema (Massaro et al. 1996 e DeLuca et al. 1997).

ATRA è stato pertanto messo in commercio con il nome di Vesanoid.

E’ stato poi avviato un altro studio su larga scala sui benefici dell’ATRA e dell’acido 13 cis-retinoico (Accutane) lo studio FORTE (Feasibility of Retinoid Therapy for Emphysema- realizzabilità della terapia retinoide per l’enfisema).

Lo studio, recentemente concluso, non ha dimostrato un miglioramento delle funzioni respiratorie nei 146 partecipanti ma ha però consentito di constatare una parziale rigenerazione del tessuto polmonare e si intenderebbe ora condurre altri studi per periodi più lunghi o con diversi dosaggi..

Tuttavia, dati gli effetti potenzialmente dannosi della vitamina A in dosi elevate sul fegato, (effetti che sono tra l’altro apparsi in numerosi adolescenti che hanno fatto ricorso ad una analoga terapia contro l’acne), e’ indispensabile procedere con prudenza, valutando con il proprio medico le condizioni del fegato e dei reni, ed il rapporto rischio-beneficio.

Tra l’altro, durante la mia permanenza in Germania, ho constatato che in questo paese si usa, per numerose malattie, anche polmonari, una forma di vitamina A, sviluppata dai dottori Wolf e Benitez, non tossica anche in dosi molto elevate.

La soluzione, alla quale i dottori Wolf e Benitez sono arrivati esaminando la forma della vit. A nel latte materno, consiste nel procedere alla emulsificazione di questa vitamina.

In questa forma la vitamina A è assorbita direttamente nel sistema linfatico, senza passare in grande quantità per il fegato, e quindi senzsa pericolo di danneggiarlo.

Nella forma emulsificata, la vit. A è in Germania somministrata in dosi molto elevate per i tumori, in particolare della pelle, e in dosi meno elevate per altre malattie di minore gravità.

Non ho trovato studi sull’impiego e sul dosaggio in caso di enfisema; mi sembra però che se, a quanto accertato, sarebbe provato l’effetto rigenerante sul tessuto polmonare esercitato dalla vitamina A, e se le perplessità che impediscono un maggior ricorso a questo rimedio sono quelle relative al danno che la vit. A in alte dosi esercita sul fegato, queste perplessità non dovrebbero valere nei confronti di forme di vit. A che siano sicuramente non dannose per il fegato.